Stimolazione transcranica riduce desiderio di cibo
Si tratta di una tecnica indolore e non invasiva che già da qualche anno viene usata per la cura di malattie come la depressione maggiore e le dipendenze, ma è stato provato che funziona anche per ridurre il desiderio di cibo nei pazienti obesi. A conferma dell’efficacia della “ stimolazione magnetica transcranica”, per quest’ultimo caso, arriva uno studio pubblicato su Diabetes,Obesity and Metabolism e realizzato da un gruppo di ricerca dell’IRCCS Policlinico San Donato di Milano.
La stimolazione celebrale che riduce l’appetito. Lo studio
Gli studiosi hanno svolto un’indagine con circa 50 adulti, sottoponendoli a 15 sedute di stimolazione tre volte alla settimana per 5 settimane. Nei pazienti trattati è emersa una riduzione dell’indice di massa corporea dell’8,4% e uno stacco di quasi nove chili tra loro e il gruppo di controllo. Un risultato significativo, secondo gli autori, che si è mantenuto nel corso di un anno di follow up. La stimolazione cerebrale, quindi, riesce a ridurre il desiderio di cibo, senza provocare dolore.
Stimolazione magnetica transcranica profonda, cos’è
La stimolazione magnetica transcranica profonda è una procedura non invasiva e indolore che si somministra facendo indossare al paziente un dispositivo simile a un casco dal peso leggero, attraverso cui viene applicata una sollecitazione elettromagnetica su diverse regioni del cervello, corticali e subcorticali. Da tempo viene utilizzata per modulare il sistema dopaminergico in malattie neuropsichiatriche come la depressione maggiore e le dipendenze da nicotina, alcol e cocaina. “La nostra ipotesi – spiega Livio Luzi, responsabile dell’area di Endocrinologia e Malattie Metaboliche del San Donato e ordinario di Endocrinologia all’Università degli Studi di Milano che ha guidato il gruppo di ricerca – era che si potesse usare anche per ridurre il desiderio di cibo, supportando così le terapie comportamentali ‘classiche’ per la perdita di peso, incentrate sull’attività fisica e la dieta” .
L’obesità rappresenta un’emergenza a livello globale. Per gli autori lo studio rappresenta il punto di partenza di un approccio “altamente innovativo, non farmacologico, non invasivo, a basso costo e ripetibile nel tempo per trattare le persone obese”. Non solo, questa tecnica di stimolazione profonda potrebbe essere applicata, in futuro, anche per prevenire lo sviluppo dell’obesità nella fascia di età più a rischio, cioè gli adolescenti.