Diagnosi hi-tech, una scoperta tutta italiana
Diagnosi precoce è l’imperativo categorico di qualunque buon medico, in un futuro non troppo lontano saranno fantascientifici sistemi elettronici ad allertarci all’insorgere di una malattia. Anzi, ancor prima che questa inizi a svilupparsi. Il nocciolo di questo incredibile passo in avanti per la medicina convenzionale è tutto in una scoperta italiana, un transistor minuscolo capace di individuare singole proteine.
Bio-marcatori
Come detto, obiettivo della studio era è quello di scoprire e quindi diagnosticare patologie progressive non solo prima che i sintomi si manifestino, ma addirittura appena l’organismo produce i primi bio-marcatori specifici. Quindi una vera e propria rivoluzione per la diagnostica medica che, ad oggi, si basa su tecnologie che sono in grado di rivlevare, quando sono molto efficienti, i marcatori solo quando sono migliaia. Non è certo un caso che Nature Communications abbia pubblicato il lavoro e Nature abbia pubblicato su questa innovativa tecnologia SiMoT un “technology highligth”
Collaborazione eccellente
Questo grande successo italiano si lega ad una collaborazione tra l’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifn), l’Università degli studi di Bari Aldo Moro (Uniba), l’Università di Brescia (Unibs) e il Consorzio per lo sviluppo di sistemi a grande interfase (Instm) e si tratta della prima misura record di una singola molecola di proteina, usando un transistor di dimensioni millimetriche. Il lavoro è frutto di un approccio interdisciplinare coordinato da Luisa Torsi docente all’Università di Bari e condotto dal responsabile Cnr-Ifn di Bari, Gaetano Scamarcio, con un team di chimici, fisici ed ingegneri formato da Cinzia Di Franco del Cnr, Giuseppe Mangiatordi, che prenderà servizio al Cnr a dicembre, Eleonora Macchia, Kyriaki Manoli, Brigitte Holzer, Domenico Alberga e Gerardo Palazzo di Uniba, Fabrizio Torricelli e Matteo Ghittorelli di Unibs.