Mal di testa, quando stare attenti. Forme secondarie più pericolose
Il mal di testa è un disturbo troppo spesso causa di disabilità e tende a colpire maggiormente le donne.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito l’emicrania tra le prime 20 malattie invalidanti certificandone la rilevanza sociale.
Ciononostante la percentuale dei pazienti che si rivolgono ai medici rimane troppo bassa, intorno al 50%, e il ricorso all’automedicazione continua ad essere un fenomeno rilevante per l’alto abuso di antidolorifici con rischio di cronicizzazione della malattia. Nella maggior parte dei casi la cefalea può essere curata con adeguate strategie terapeutiche, non solo farmacologiche, tese ad eliminare fattori scatenanti ed a promuovere un corretto stile di vita.
Sono anche state istituite iniziative annuali su tutto il territorio nazionale. Da poco si è svolta ad esempio la ‘Giornata nazionale del mal di testa’, arrivata alla sua nona edizione e organizzata dalla Società italiana per lo studio delle cefalee – Sisc.
“Esistono forme differenti di cefalea – spiega la dottoressa Merlo, responsabile della neurologia e del centro cefalee Sisc di Humanitas Gavazzeni oltre che coordinatore del direttivo Sisc Lombardia – e l’obiettivo principale è riconoscere le forme di tipo primario, non legate a un danno d’organo, dalle forme secondarie che, a volte, possono essere pericolose. La cefalea di tipo emicranico, nell’ambito delle forme primarie, si caratterizza per alcuni aspetti peculiari. Va ricordato che l’emicrania può presentarsi preceduta o meno da sintomi neurologici veri e propri che meglio si possono definire come “aura emicranica”. L’emicrania è considerata un “disordine neurologico episodico, spesso familiare, caratterizzato da attacchi ricorrenti di cefalea, ampiamente variabili in termini di frequenza, durata e intensità”.
Le cefalee secondarie derivano da altre condizioni patologiche e, in pratica, rappresentano uno dei loro sintomi. Alcune malattie possono frequentemente essere confuse con il mal di testa, proprio perché presentano nella loro sintomatologia questa manifestazione: sinusite, faringite, otite e trauma cranico. Le cefalee secondarie possono essere causate anche da condizioni patologiche molto gravi e, specie se si associano ad altri sintomi “allarmanti”, non devono essere trascurate. La diagnosi precoce e la cura tempestiva, infatti, limitano il disturbo all’origine del mal di testa, prima che questo degeneri divenendo rischioso per la vita (come nel caso di emorragie intracerebrali e ictus). Fortunatamente, le cefalee secondarie “pericolose” rappresentano solo una piccola percentuale dei casi.
Nonostante l’alto impatto clinico e sociale della cefalea il livello informativo generale rimane particolarmente carente: i pazienti più che cercare di risolvere il disturbo si limitano troppo spesso all’automedicazione e accettano con triste rassegnazione il progressivo peggioramento della qualità della vita.