Internisti, «i Gregory House italiani»
Ve lo ricordate il dottor Gregory House? Chi non vorrebbe averne uno a disposizione in caso di necessità. Beh, per la ministra Beatrice Lorenzin, intervenuta in collegamento telefonico durante la cerimonia inaugurale del XXII Congresso nazionale FADOI di Sorrento, la sanità italiana di dottor House ne ha tanti. «Mi piace chiamare gli internisti i Dr House della nostra Medicina», ha detto la Lorenzin. «Voi Dr House siete molto attivi anche sulla formazione e sulla ricerca clinica. È di questo che abbiamo bisogno per rendere i nostri ospedali più moderni e contemporaneamente mettere al centro il paziente. Nelle situazioni complesse il ruolo dell’internista è fondamentale, perché ha visione olistica e capacità di sintesi. Penso che gli Internisti potranno contribuire molto con il Ministero anche nei percorsi clinici e nella definizione delle linee guida, in particolare nel progetto sulla cronicità appena stabilito dal Ministero».
L’Italia invecchia
Oggi in Italia il 21,4% dei cittadini è over 65, il 6,4% over 80. Nel 2050 si prevedono circa 2 miliardi di over 60 nel mondo. Per questo la figura del Medico Internista, il cosiddetto “dottore degli adulti” assume un valore sempre più importante. La gestione della complessità dei pazienti ricoverati è uno dei temi principali discussi durante il Congresso. Il Presidente Nazionale FADOI Andrea Fontanella ha confermato la grande apertura del Ministro Lorenzin alla collaborazione con FADOI e con le Società Scientifiche, nell’ottica di un obiettivo comune: l’appropriatezza diagnostica e terapeutica. «Possiamo avere un ruolo importante per cambiare la sanità, in concerto con le Istituzioni. Mettere il paziente al centro significa certamente offrire assistenza e cura migliori, ma anche poter utilizzare al meglio le risorse a disposizione della Sanità nazionale».
Polemiche sulla Campania
La vista della Lorenzin a Napoli ha lasciato aperto il tema della nomina del commissario. La ministra ha chiarito che il tema verrà affrontato nei prossimi giorni in un dialogo a tre con il presidente Gentiloni, con il ministro Padoan e con il governatore De Luca. Tuttavia, l’insoddisfazione dei sindacati partenopei resta alta, visto che intanto tutte le decisioni più importanti restano al paolo, e in questo malumore incide certamente il ricordo del 2015 (quando la Campania ha atteso una nomina per ben 6 mesi). Staremo a vedere quanto toccherà attendere ora, consapevoli che in regione non c’è tempo da perdere.