Ansia e depressione aumentate per quasi metà degli Italiani nel lockdown
I sintomi di ansia e depressione sono peggiorati per oltre il 40% degli italiani durante il lockdown dello scorso anno. Per oltre il 60% della popolazione c’è stata una riduzione della qualità di vita e per oltre il 30% ripercussioni sul ritmo sonno-veglia. I dati emergono dal primo studio condotto in Italia su un campione rappresentativo della popolazione adulta e pubblicato in questi giorni sulla rivista Journal of Affective Disorders.
“I dati in nostro possesso sono molto solidi e parlano chiaro – commenta Andrea Amerio, ricercatore psichiatra dell’Università di Genova e primo autore dello studio – l’utilizzo di psicofarmaci, prevalentemente ansiolitici, è aumentato del 20% rispetto al periodo pre-lockdown e tutti gli indicatori di salute mentale sono peggiorati. Questo è un trend che riscontriamo anche nella pratica clinica quotidiana, dove i nostri reparti si stanno facendo carico già da molti mesi di un aumentato bisogno di assistenza”.
Più vulnerabili, le donne: circa la metà delle donne italiane ha riportato un peggioramento del benessere psichico con un rischio di peggioramento dei sintomi depressivi e di alterazione della qualità del sonno, rispettivamente del 32% e 63% maggiore rispetto agli uomini.
Lo studio è frutto del lavoro di un consorzio multidisciplinare che coinvolge psichiatri, esperti di sanità pubblica e biostatistici dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Università di Genova e di Pavia, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS.
“Le nostre analisi si basano su un campione rappresentativo di oltre 6000 soggetti che stiamo seguendo nel tempo – specifica Silvano Gallus, ricercatore del Mario Negri e coordinatore del consorzio – che ci permetteranno di analizzare come gli stili di vita e la salute mentale degli italiani si siano modificate e si stiano modificando nel tempo, a seguito delle restrizioni imposte per il controllo della pandemia da COVID-19”.
“Siamo molto soddisfatti di partecipare a questo progetto – commenta Roberta Pacifici direttore del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità – le analisi già condotte hanno misurato come la distribuzione di alcuni fattori di rischio comportamentali quali fumo, gioco d’azzardo e altre dipendenze sia stata influenzata dal contesto emergenziale che abbiamo vissuto e di come sia fondamentale intervenire con azioni mirate di prevenzione primaria”.