ADHD: diagnosi + 60%, ma il deficit dell’attenzione è davvero un disturbo?
Il numero di diagnosi di ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività) è in aumento in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, tra i pazienti di 26.000 cliniche e ospedali, le diagnosi sono aumentate del 60% tra il 2020 e il 2022. Nel Regno Unito, il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) ha raddoppiato le prescrizioni di farmaci per l’adhd tra il 2018 e il 2023.
Questa crescita è attribuita a una maggiore consapevolezza dei sintomi, specialmente nelle donne e nelle ragazze, e all’impatto di un mondo sempre più ricco di distrazioni. La fruizione dei contenuti online è spesso frammentata.
Una diagnosi tempestiva consente l’accesso a trattamenti, tra cui farmaci che spesso migliorano significativamente la qualità della vita. Tuttavia, alcuni esperti stanno mettendo in discussione la classificazione dell’ADHD come disturbo. Ne ha parlato in un articolo su The Economist, Slavea Chankova.
ADHD e la neurodiversità
Secondo un numero crescente di ricercatori, l’adhd potrebbe essere una variante della neurodiversità, ossia uno spettro di modi diversi di pensare e comportarsi considerati normali. Interventi non farmacologici, come un ambiente di supporto e strumenti personalizzati per affrontare le difficoltà quotidiane, hanno mostrato benefici per molte persone con sintomi di adhd.
La diagnosi di adhd si basa su criteri soggettivi, che includono domande su disattenzione, iperattività e impulsività, insieme alla gravità dei problemi causati dai sintomi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’adhd colpisce l’1-2% dei bambini e adolescenti britannici, mentre i criteri dell’American Psychiatric Association stimano una prevalenza tra il 3 e il 9%.
Diagnosi complesse
Le diagnosi sono complesse. Nei ragazzi, i sintomi includono spesso iperattività fisica. Nelle ragazze, invece, si manifesta con disattenzione mascherata da strategie compensatorie. La mancanza di ricerche sulle ragazze ha contribuito a una sottostima del fenomeno.
Negli adulti, l’iperattività fisica evolve in irrequietezza interna. Disattenzione e disorganizzazione si manifestano in difficoltà pratiche nella vita quotidiana. Questo può essere facilmente confuso con ansia.
Il ruolo della genetica
La ricerca non ha ancora identificato marcatori biologici definitivi per l’ADHD. Studi di imaging cerebrale e genetica non hanno trovato una causa unica per i sintomi. Tuttavia, l’adhd è ereditario e coinvolge molteplici sistemi cerebrali.
I farmaci psicostimolanti, che agiscono sui recettori della dopamina e della norepinefrina, si sono dimostrati efficaci nel migliorare la concentrazione e il controllo. Studi svedesi hanno collegato l’uso di farmaci a una riduzione della disoccupazione e degli incidenti mortali tra le persone con ADHD. Tuttavia, gli effetti collaterali, come il rischio di psicosi o problemi cardiaci, devono essere attentamente valutati.
Verso nuove soluzioni
Alcuni scienziati propongono un approccio “transdiagnostico”, che si concentra sui problemi specifici di ogni individuo senza etichettarli con una diagnosi. Questa strategia potrebbe essere più efficace nel trattare difficoltà cognitive, comportamentali ed emotive, spesso sovrapposte ad altri disturbi neurocomportamentali, come autismo e dislessia.
L’ambiente gioca un ruolo cruciale. Un contesto strutturato, con supporto e premi per i successi, migliora la vita dei bambini. Negli adulti, sintomi simili all’ADHD possono diminuire quando il lavoro e le relazioni valorizzano le loro capacità.
Un futuro più inclusivo
Gli esperti suggeriscono che scuole e luoghi di lavoro dovrebbero adattarsi per accogliere le persone con sintomi di ADHD. Soluzioni semplici, come ridurre il rumore in aula o organizzare lezioni che includano attività fisiche, possono fare la differenza.