Il no dei medici di famiglia alla dipendenza
Tutti parlano della possibilità di togliere autonomia ai medici di famiglia e assorbirli alle dipendenze del Sistema sanitario nazionale, un tema controverso e – del resto – per ora neanche ufficialmente proposto. Ma cosa ne pensano i diretti interessati, i medici di famiglia? La risposta è arrivata con chiarezza da un recente sondaggio condotto tra i medici in formazione del Corso di Medicina Generale (CFSMG) e si tratta un secco no.
L’ipotesi di abbandonare la medicina generale
Dai dati raccolti tra oltre 3.000 partecipanti emerge che circa il 70% si dichiara contrario alla dipendenza, mentre solo una minoranza la considera un’opzione accettabile. Oltre a una generale opposizione, una percentuale significativa di corsisti ha espresso forti dubbi sulla possibilità di proseguire il proprio percorso formativo nel caso in cui la dipendenza diventasse obbligatoria. Il 40% degli intervistati ha dichiarato che abbandonerebbe il CFSMG, mentre un ulteriore 35% sarebbe fortemente incerto sul proseguimento della formazione. Questi numeri evidenziano il potenziale impatto negativo della trasformazione dello status giuridico dei MMG sui tassi di abbandono del corso.
Il desiderio di autonomia dei medici di famiglia
La principale motivazione di questa contrarietà risiede nell’apprezzamento per l’autonomia professionale e il rapporto di fiducia con il paziente, considerati valori imprescindibili per chi sceglie la Medicina Generale. Il modello libero-professionale, nell’ambito della convenzione con il SSN, garantisce flessibilità organizzativa, una migliore conciliazione tra lavoro e vita privata, una più efficace personalizzazione delle cure e una maggiore aderenza ai bisogni dei cittadini. Elementi che, secondo i corsisti, verrebbero compromessi in un sistema rigido e burocratizzato.
Indicazione precisa
In un momento di grave carenza di medici, questi risultati non possono essere ignorati, poiché delineano una forte presa di posizione da parte di chi si appresta a entrare nella professione. La trasformazione dei Medici di Medicina Generale in dipendenti non risponde alle aspettative di chi oggi sceglie questa carriera, pur nella consapevolezza della necessità di una revisione del corso di formazione e di un aggiornamento dei modelli organizzativi territoriali.
Medicina di prossimità
La Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) ha sempre sostenuto che il ruolo del Medico di Famiglia debba continuare a evolversi fin dai modelli formativi universitari e post laurea, nel rispetto della sua identità e valorizzando la vicinanza ai pazienti, l’autonomia organizzativa e la capacità di offrire cure personalizzate. Per questo, è fondamentale che le decisioni sul futuro della Medicina Generale tengano conto dell’esperienza e delle esigenze di chi lavora sul territorio, garantendo sostenibilità organizzativa ed economica.
In un periodo di ricambio generazionale, il sistema della Medicina Generale non può permettersi ulteriori errori, specialmente dopo quelli relativi alla programmazione delle risorse umane che hanno caratterizzato le scelte politiche degli ultimi decenni. È necessario un approccio che salvaguardi l’attrattività della professione e risponda concretamente alle esigenze dei futuri medici di famiglia, affinché la Medicina Generale possa continuare a svolgere il suo ruolo essenziale all’interno del Servizio Sanitario Nazionale.
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