Papa Francesco e la polmonite bilaterale: cos’è e come può evolvere
Papa Francesco lotta contro una polmonite bilaterale, significa che l’infezione ha colpito entrambi i polmoni. Le complicanze spesso si fanno strada quando un organismo è indebolito da patologie pregresse e immunodepressione (sistema immunitario indebolito). Il Pontefice è ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma dal 14 febbraio scorso. La bronchite iniziale ha portato a una polmonite bilaterale, come indica il bollettino del 18 febbraio. Dalla TAC al torace è infatti emerso il coinvolgimento di entrambi i polmoni, per questo il protocollo terapeutico è cambiato.
Come avviene la diagnosi
La diagnosi della polmonite si basa su una valutazione clinica e su esami strumentali. In alcuni casi si effettuano esami del sangue e radiografie del torace. Quando la radiografia non fornisce dati sufficienti, si ricorre all’ecografia toracica. Per quanto riguarda il Santo Padre, il Policlinico Gemelli ha eseguito la TAC, che ha confermato la polmonite bilaterale in fase precoce. Si tratta quindi di una condizione in evoluzione. Le complicanze della patologia possono essere rischiose soprattutto nei soggetti fragili, tra cui gli anziani.
Che cos’è la polmonite bilaterale
Con il termine “polmonite bilaterale” si intende il coinvolgimento di entrambi i polmoni. La patologia interessa il tessuto interstiziale, cioè lo spazio tra un alveolo e l’altro. L’infiammazione degli alveoli impedisce la funzione di ossigenazione. L’infezione si presenta in forma precoce e può evolvere in insufficienza respiratoria in pochi giorni. Papa Francesco, a 88 anni, risulta a rischio per età e patologie pregresse.
I sintomi
I sintomi più comuni indicati dagli specialisti sono febbre, tosse, mancanza di fiato, brividi, stanchezza e malessere generale. Non tutti i sintomi si manifestano contemporaneamente. La valutazione dei segni clinici e la visita medica permettono di orientare la diagnosi. In alcuni casi l’ecografia toracica integra i dati raccolti in fase di auscultazione. La TAC, utilizzata per il Papa, ha confermato il quadro polmonare bilaterale allo stadio iniziale.
L’immunodepressione di papa francesco
Le condizioni del Santo Padre vengono definite “stabili” in un quadro definito critico. Le terapie con antibiotici e antifungini non hanno prodotto abbastanza miglioramenti. Papa Francesco presenta difficoltà respiratorie e l’organismo risulta colpito da una marcata immunodepressione.
L’immunodepressione è una condizione in cui il sistema immunitario non contrasta efficacemente le infezioni. In questo stato l’organismo fatica a difendersi da virus, batteri e funghi. La condizione risulta particolarmente evidente in età avanzata. La debolezza del sistema immunitario gioca un ruolo determinante nel quadro clinico del Papa.
Le analisi effettuate hanno rilevato la presenza di vari microrganismi. Il bollettino medico riferisce di una infezione polimicrobica. I test hanno identificato batteri, virus e funghi. I funghi sono responsabili di infezioni opportunistiche in soggetti immunocompromessi.
Complicanze e rischio di sepsi
Le infezioni possono compromettere la funzionalità degli organi. La polmonite bilaterale rappresenta la complicanza maggiormente temuta. Papa Francesco ha una storia di infezioni polmonari, negli anni Ottanta è stato sottoposto a un intervento a un lobo polmonare. Il bollettino medico riporta anche una “bronchiectasia asmatiforme”, con componente asmatica. Il timore maggiore dei medici potrebbe essere la sepsi, ossia il passaggio dei microrganismi nel sangue, che può compromettere altri organi.
Il Santo Padre è seguito dagli specialisti della Fondazione Gemelli che attendono ulteriori dati per valutare l’evoluzione della patologia e per adeguare il protocollo terapeutico.
Quanto sono diffuse le polmoniti in inverno
Le patologie polmonari colpiscono in modo più marcato soggetti con malattie croniche. Le categorie a rischio comprendono persone con diabete e patologie cardio-respiratorie, quali asma, bronchite cronica e scompenso cardiaco. Si tratta soprattutto di anziani. Il rischio aumenta anche in fumatori, bambini e persone immunodepresse. In Italia si registrano ogni anno circa 150mila ricoveri per polmonite e 9mila decessi. Una diagnosi tempestiva e interventi mirati fanno la differenza.