Gravidanza: rischio infezioni e capoparto. L’esperta fa chiarezza
Tra le preoccupazioni che precedono e seguono il parto, una riguarda il rischio di infezioni. Il mese di febbraio è dedicato a livello internazionale alle infezioni prenatali. Si stima che oltre il 60% delle donne in tutto il mondo abbia almeno un’infezione durante la gravidanza, anche se più frequentemente durante il primo trimestre. Oltre alle malattie comuni come le infezioni del tratto urinario e l’influenza, ci sono alcune infezioni che possono essere particolarmente pericolose durante la gravidanza.
Tra le preoccupazioni c’è anche l’attesa per le neo-mamme della ripresa fisiologica del ciclo mestruale (detta “capoparto”). L’esperta Manuela FARRIS, ginecologa per Intimina, spiega come affrontare questi mesi.
INFEZIONI DURANTE LA GRAVIDANZA
- La vaginosi batterica rientra tra le infezioni comuni . Sebbene possa essere facilmente trattata, può causare problemi al bambino durante la gravidanza. Aumenta, infatti, il rischio di parto prematuro e peso ridotto alla nascita.
- Lo Streptococco di gruppo B è un altro tipo di batterio presente nella vagina e nel retto nel 25% di tutte le donne adulte sane. Sebbene non possa causare alcun danno alla madre, può essere trasmesso al bambino durante il parto e portare a gravi infezioni come meningite e seps.
- L’epatite in gravidanza, invece, è stata costantemente associata a esiti fetali peggiori, tra cui ritardo della crescita fetale e basso peso alla nascita.
- Le infezioni sessualmente trasmissibili possono complicare la gravidanza e colpire gravemente mamma e bambino in via di sviluppo.
- La toxoplasmosi, nella maggior parte dei neonati infetti non presenta sintomi alla nascita. Tuttavia, può sviluppare sintomi gravi più avanti nella vita, come cecità o disabilità mentale.
- La listeria, infine, può causare aborti spontanei, nati morti e parto pretermine. Questa infezione può causare gravi malattie e persino la morte nei neonati.
COME GIOCARE D’ANTICIPO SULLE INFEZIONI
Ci sono molti passaggi che le donne incinte possono intraprendere per proteggere se stesse e i loro bambini.
“Prima di tutto suggerisco di fare il test per le infezioni prenatali all’inizio della gravidanza. La diagnosi e il trattamento precoci possono ridurre al minimo il rischio di danni sia alla madre che al bambino. Ci sono altri accorgimenti – spiega FARRIS – come quello di praticare una buona igiene, come lavarsi le mani regolarmente, non condividere articoli per l’igiene personale oppure evitare comportamenti rischiosi come il sesso non protetto. È chiaro che ricevere tutte le vaccinazioni raccomandate, come il vaccino antinfluenzale, protegge sia la madre che il bambino dall’infezione”.
CAPOPARTO: COSA È UTILE SAPERE
Si chiama capoparto e indica la ripresa delle mestruazioni dopo la pausa dei 9 mesi di gravidanza. Il ciclo mestruale di una donna tornerà alla normalità entro 8-12 settimane. Ciò può essere dovuto a cambiamenti ormonali causati da diversi fattori quali la gravidanza, il parto, lo stato generale di salute, il peso corporeo e anche lo stress dell’intervento chirurgico nel caso del cesareo.
“Quando le mestruazioni tornano dopo aver avuto un bambino, possono essere diverse da come erano prima della gravidanza. Per alcune donne sono meno dolorose, soprattutto per quante hanno lottato con l’endometriosi – interviene FARRIS – poiché gli ormoni legati alla gravidanza possono spesso migliorare questa condizione. Per altre potrebbe passare del tempo prima che si stabilizzino a differenza di chi invece non vede differenza da prima di rimanere incinta. Non dimentichiamo che le donne che allattano al seno vedranno la ripresa del ciclo quando iniziano a svezzare il loro bambino perché l’allattamento sopprime l’ovulazione nelle prime 6 settimane, soprattutto se non sta facendo uso di latte artificiale”.
I SINTOMI CHE DEVONO PREOCCUPARE IN GRAVIDANZA
Durante il postpartum, ci sono molti sintomi da monitorare e che devono essere valutati. “Le perdite sono solitamente abbondanti nei primi due giorni dopo il parto e poi si stabilizzano rapidamente quando l’utero si contrae tornando alle sue dimensioni normali. Non è raro che un leggero sanguinamento e perdite continue possano persistere fino a 6 settimane. Tuttavia – conclude FARRIS – ci sono alcuni sintomi che possono suggerire che le cose non stiano andando bene e richiedono un’ulteriore valutazione medica. Le cose a cui prestare attenzione e per cui chiedere aiuto sono:
- emorragia: perdite significativamente più abbondanti;
- forte dolore: dolore che impedisce di svolgere le normali attività quotidiane, e non risponde a un semplice sollievo dal dolore;
- febbre;
- perdite vaginali: nel caso di colorazioni anomale (giallo/verde) o maleodoranti;
- durata: oltre le sei settimane dopo il parto o un periodo che dura più a lungo del solito (più di 10 giorni);
- le mestruazioni non ritornano: se le mestruazioni non sono tornate entro sei mesi nelle donne che non allattano, questo dovrebbe essere ulteriormente indagato.