I medici di famiglia sono sempre meno: scoperti piccoli comuni del centro
Dalle aree interne e montane ai piccoli comuni di Abruzzo, Marche, Molise e Umbria aumenta la carenza di medici di famiglia. Un fenomeno che si inserisce in una tendenza nazionale: in quasi tutte le regioni italiane, il numero di Medici di Medicina Generale (MMG) è in calo. Alla difficoltà di garantire la presenza dei medici di famiglia si somma il problema del ricambio generazionale, mentre l’organizzazione territoriale della sanità resta fragile.
È il quadro emerso dal 10° Congresso interregionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), che si è tenuto il 4 e 5 aprile a Colli del Tronto (AP). L’incontro ha riunito i referenti regionali di SIMG per un bilancio sugli effetti delle riforme in corso e sulle criticità ancora aperte.
Sanità nelle aree interne: senza medici di famiglia, la riforma basta?
Per contrastare questa emergenza, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha previsto un potenziamento della sanità territoriale attraverso le Case di comunità. Ma questa soluzione è davvero sufficiente per garantire l’accesso ai servizi essenziali nelle zone più isolate?
Secondo Italo Paolini, Presidente del Congresso interregionale della Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), il problema è più profondo: “Serve una medicina generale equiparata alla formazione delle altre specialità universitarie, organizzazione, strumenti per diagnosi rapide, personale amministrativo e infermieristico. Altrimenti, le Case di comunità rischiano di incontrare le stesse difficoltà”.
Le realtà dell’Italia centrale
Regioni come Abruzzo, Marche, Molise, Umbria, hanno aree interne spesso difficili da raggiungere. Tra zone montuose, comuni piccoli, mal collegati, spesso hanno pochi abitanti e una densità eterogenea tra le varie aree. Inoltre c’è discrepanza tra il numero di clinici presenti nelle città e quello, più limitato, delle aree rurali. Il medico si trova spesso a dover coprire città che distano anche un’ora l’una dall’altra, in un contesto che vede un grande numero di anziani che si rivolgono proprio alla Medicina Generale per le loro esigenze.
Nelle Marche
“Nelle Marche ci sono ampie fette di territorio nelle aree interne con la popolazione sparsa in piccoli comuni – commenta Italo Paolini, Segretario SIMG Marche – Nelle grandi città la carenza è meno evidente e c’è un’evoluzione professionale. Nelle aree interne l’assistenza delle cure primarie resta complessa e la risposta delle Case di comunità rischia di essere peggiorativa: accorpare più comuni in una casa di comunità non migliorerebbe infatti la capillarità dell’assistenza. Bisogna invece collocare i medici nelle realtà territoriali disagiate, dotando gli studi di personale e di strumenti digitali”.
In Abruzzo montagne e ultracentenari senza medico di famiglia
L’Abruzzo è una delle regioni più anziane d’Italia. Questo dato, insieme alla sua conformazione montuosa, complica il quadro per la medicina di prossimità. In base ai dati ISTAT 2022, il saldo della regione conferma l’eccesso dei decessi (16.780) sulle nascite (8.023). In Abruzzo, inoltre, vivono 595 persone dai 100 anni in su (114 sono uomini e 479 donne). Vi è poi un’elevata presenza di comuni di montagna (54,4%) nei quali vive più di un quarto della popolazione (27,2%), mentre in quelli di collina (45,6%) vive il 72,8%: i comuni delle aree interne sono proprio quelli che subiscono il maggior decremento di popolazione e presentano una struttura per età più vecchia.
“Stiamo assistendo a uno spopolamento delle zone interne e a uno spostamento verso le città dei pochi professionisti rimasti – sottolinea Gabriella Pesolillo, Segretario SIMG Abruzzo, che lavora nella Val Vomano, vicino a Teramo – Questo fenomeno si colloca in un quadro in cui ci sono sempre meno MMG: dal 2018 al 2023, su 197 posti messi a disposizione per formare medici di famiglia hanno conseguito il diploma in 123. Dal 2021 ad oggi sono stati messi a bando 303 posti e stanno attualmente frequentando in 153.
A dicembre 2024 sono stati pubblicati 241 ambiti carenti di medicina generale: in graduatoria regionale 2025 ci sono 270 medici che potrebbero coprirli, ma oltre la metà ha già aperto l’ambulatorio e un centinaio non è interessato alla medicina generale perché ha già altri lavori, per cui sono stati convocati anche i medici che frequentano il corso di formazione triennale per coprire le carenze non assegnate (circa la metà delle 241 iniziali)”.
Molise: manca ricambio generazionale
Il Molise è la seconda regione d’Italia meno densamente popolata nel nostro Paese dopo la Basilicata. In Molise ci sono solo tre centri sopra i 20mila abitanti, due sopra i 10mila, mentre gli altri sono tutti molto piccoli, spesso con meno di 2.000 abitanti, se non poche centinaia. Pur avendo un numero di MMG sufficiente, questa realtà frammentata e l’età media elevata sia della popolazione che della stessa classe medica generano disservizi.
“Attualmente il Molise è una delle poche regioni in cui il rapporto tra MMG e pazienti è superiore al normale, visto che c’è un medico ogni 900 persone – spiega Domenico Castaldi, Segretario SIMG Molise – Tuttavia, più del 50% dei Medici di famiglia ha più di 65 anni e, in assenza di un adeguato ricambio generazionale, nel giro di 3-4 anni ci troveremo nella stessa situazione del resto d’Italia. Negli ultimi anni la Regione ha messo a disposizione 150 borse, ma solo in 30 sono rimaste in Molise.
Nelle piccole realtà, in particolare, ci sono le popolazioni più fragili, i grandi anziani con più fattori di rischio, per i quali la capillarità e l’assistenza domiciliare sono fondamentali. La struttura del territorio, con lunghe distanze, mezzi pubblici ridotti e inadeguati per i pazienti fragili rende complicate le visite. Poiché da diversi anni la regione è commissariata, molti clinici optano per altre aree del Paese: un fenomeno che coinvolge anche gli ospedali e che si riverbera sul territorio”.
Medicina Generale “a macchia di leopardo” in Umbria
La presenza dei Medici di Medicina Generale in Umbria si sviluppa a macchia di leopardo. Le zone cittadine sono coperte. Nelle aree rurali, sulla dorsale appenninica, nel sud, al confine con le Marche, nella Val Nerina vi sono invece carenze importanti, tanto che alcuni medici ancora in formazione sono già coinvolti nell’assistenza alla popolazione.
“In media, sui circa 40 posti del corso di Medicina Generale, in Umbria gli iscritti sono circa la metà: ciò significa che ogni anno viene formato un numero di MMG inferiore alla metà del reale fabbisogno – sottolinea Pietro Tasegian, Segretario SIMG Umbria – L’età media anche in Umbria è elevata e in crescita. Per questo cerchiamo di essere molto attivi nell’assistenza territoriale, soprattutto a domicilio, al fine di evitare ospedalizzazioni per patologie croniche che potrebbero essere ben gestite sul territorio.
Questo rende necessario un’efficiente organizzazione delle attività dell’ambulatorio di Medicina Generale, cosa non semplice soprattutto nelle zone più interne, dove ci sono carenze per il turn over generazionale. L’auspicio è che le istituzioni favoriscano un’evoluzione della nostra professione con una formazione adeguata, con la dotazione di strumenti come ecografi, spirometri, elettrocardiografi, con l’avvio di un processo di digitalizzazione, con l’acquisizione di competenze specifiche che permettano al MMG di erogare molteplici servizi sul territorio con efficienza”.