Fame emotiva: come le emozioni influenzano il peso fin dall’infanzia
Oltre il 60% dei bambini tra i 5 e i 13 anni mangia in risposta a stati d’animo. Lo riporta la SIP. La fame emotiva è spesso l’origine del sovrappeso e dell’obesità. Dopo l’infanzia può proseguire anche nell’età adulta, aumentando i rischi per la salute.
In altre parole, il disagio mentale può influenzare anche l’appetito: in alcuni casi lo riduce, in altri lo amplifica. Spesso il cibo diventa un mezzo per affrontare emozioni negative o positive. Questo meccanismo crea un circolo vizioso: il cibo allevia il disagio per un breve periodo, ma con il tempo porta a senso di colpa, aumento di peso e di rischi per la salute .
Il legame tra fame emotiva e obesità
L’obesità è più frequente nelle persone con disturbi psichiatrici. La relazione tra peso e salute mentale non dipende solo dagli effetti di alcuni farmaci, ma da fattori più complessi. L’aumento dell’appetito è spesso una conseguenza diretta di alterazioni neurologiche associate a stress e ansia.
Il cibo con elevata densità calorica stimola i circuiti della ricompensa nel cervello. Questo effetto, simile a quello delle dipendenze, porta a un consumo eccessivo di alimenti ricchi di zuccheri e grassi. Se il comportamento si stabilizza, il rischio di sviluppare obesità e malattie metaboliche aumenta. Secondo il National Institutes of Health, le malattie metaboliche rappresentano una delle principali cause di mortalità nei paesi industrializzati.
Come le emozioni influenzano le scelte alimentari
Il fenomeno della fame emotiva è noto come emotional eating. Negli Stati Uniti, il 38% degli adulti dichiara di utilizzare il cibo per gestire le emozioni, con il 49% che lo fa almeno una volta a settimana. Questo comportamento non è limitato alle emozioni negative, ma può verificarsi anche in concomitanza di emozioni positive intense, come gioia ed eccitazione.
Gli alimenti maggiormente consumati in questi episodi sono quelli altamente calorici e poveri di nutrienti. Questi cibi offrono una gratificazione immediata, ma non risolvono il problema alla base del comportamento. Il risultato è un aumento progressivo del peso, accompagnato da un peggioramento del benessere psicologico.
Il rischio di dipendenza dal cibo
L’uso del cibo come strumento di gestione emotiva può trasformarsi in una dipendenza. Il meccanismo è simile a quello delle sostanze d’abuso: l’attivazione dei circuiti cerebrali della ricompensa spinge a ricercare continuamente lo stesso effetto, creando un’abitudine difficile da interrompere.
Questa modalità di consumo può essere un segnale precoce di disturbi alimentari o di altri problemi psichiatrici. La prevenzione passa attraverso una maggiore consapevolezza del rapporto tra emozioni e cibo, con interventi mirati fin dall’infanzia, appena si colgono i primi segnali. Rivolgersi a uno specialista è fondamentale per evitare un peggioramento e mettere fine alla sofferenza che accompagna la fame emotiva.
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