HIV il rischio nascosto delle terapie
Le future terapie per l’HIV potrebbero rivoluzionare la lotta contro il virus, ma non senza rischi. Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications e condotto dalla Fondazione Bruno Kessler in collaborazione con l’Università di Utrecht, l’impatto di questi nuovi farmaci dipenderà in modo cruciale dal rischio di recidiva associato al loro utilizzo.
Terapie curative: un’arma a doppio taglio?
Lo studio ha analizzato due scenari chiave:
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Terapie con rischio di recidiva
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Terapie senza rischio di recidiva
Nel primo caso, l’introduzione di farmaci che eliminano temporaneamente il virus ma che permettono possibili ricadute nel tempo potrebbe aumentare l’incidenza dell’HIV, anche tra persone già trattate. Questo perché un soggetto potrebbe trasmettere il virus prima di accorgersi della ricomparsa dell’infezione, nonostante monitoraggi regolari.
L’impatto positivo delle terapie prive di recidiva
Viceversa, lo scenario ottimale – terapie senza rischio di reinfezione – mostrerebbe un potenziale enorme: una riduzione fino al 60% dei nuovi casi di HIV in appena dieci anni tra uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini nei Paesi Bassi. Questo risultato si basa su un modello matematico avanzato, calibrato sui dati reali dell’epidemia in questa specifica popolazione.
Il limite delle attuali terapie antiretrovirali
Le terapie oggi disponibili sono efficaci nel sopprimere la carica virale, permettendo alle persone HIV positive di vivere una vita normale e senza rischio di trasmissione se il virus è non rilevabile nel sangue. Tuttavia, richiedono assunzione a vita, senza possibilità di interruzione.
La nuova frontiera della ricerca mira a cure definitive, capaci di eradicare il virus o almeno di prevenirne la riattivazione per anni. Ma lo studio mette in guardia: adottare queste cure troppo presto, senza la certezza dell’assenza di recidiva, potrebbe compromettere i progressi ottenuti finora.
Implicazioni per la salute pubblica e la ricerca
Questa ricerca è un campanello d’allarme per le politiche sanitarie: l’efficacia di una cura per l’HIV non si misura solo nella sua capacità di eliminare il virus, ma anche nella sua sicurezza a lungo termine e nel rischio di trasmissione. L’adozione di nuove terapie deve essere accompagnata da strategie di monitoraggio intensivo e una valutazione rigorosa del rischio di recidiva, prima della diffusione su larga scala.
Cos’è e come si trasmette il virus
L’HIV (Virus dell’Immunodeficienza Umana) è un virus che attacca il sistema immunitario, indebolendolo progressivamente. Se non trattato, può evolvere in AIDS (Sindrome da Immunodeficienza Acquisita), una condizione in cui l’organismo non riesce più a difendersi dalle infezioni e da alcune forme di cancro.
Come si trasmette l’HIV
L’HIV si trasmette attraverso il contatto con fluidi corporei infetti, in particolare:
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Sangue
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Sperma e secrezioni vaginali
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Latte materno
Le principali modalità di trasmissione sono:
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Rapporti sessuali non protetti (vaginali, anali o orali) con una persona sieropositiva.
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Condivisione di aghi o siringhe contaminati (soprattutto in contesti di uso di droghe per via endovenosa).
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Trasmissione madre-figlio durante la gravidanza, il parto o l’allattamento.
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Trasfusioni di sangue contaminato (oggi molto rare nei Paesi con sistemi sanitari avanzati grazie ai controlli accurati).
Cosa non trasmette l’HIV
L’HIV non si trasmette attraverso:
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Baci, abbracci o strette di mano
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Tosse o starnuti
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Condivisione di piatti, bicchieri o posate
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Uso di servizi igienici pubblici
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Punture di insetti
Come prevenire l’infezione da HIV
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Usare sempre il preservativo durante i rapporti sessuali.
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Non condividere aghi o strumenti per iniezioni.
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Sottoporsi regolarmente al test HIV, soprattutto se si hanno partner sessuali multipli o si appartiene a categorie a rischio.
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Considerare la PrEP (profilassi pre-esposizione): un farmaco preventivo per chi ha un alto rischio di esposizione al virus.
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