Dai banchi di scuola ai social: un ragazzo su 5 è vittima di bullismo
Schiaffi, insulti, minacce di morte, richieste di mettersi in ginocchio per chiedere scusa: la cronaca ne ha raccontati tanti di episodi di bullismo. Quasi un ragazzo su cinque (19,8%) ne è vittima almeno una volta al mese, eventualità più ricorrente tra i giovanissimi (22,5%), con conseguente disagio sociale. Un fenomeno spesso documentato anche dal cinema e la letteratura. Il bullo agisce deliberatamente con l’intenzione di offendere, danneggiare o far del male alla sua vittima che è quasi sempre più debole dei suoi pari, magari anche solo perché più piccola di età; la vittima si sente isolata e spesso ha paura di riferire gli episodi subiti perché teme vendette. Il bullismo danneggia la società, logora l’autostima della vittima, costringendola a un disinvestimento dalla scuola e ad un progressivo isolamento. Nei casi più gravi si possono avere anche conseguenze nel medio e lungo termine come l’abbandono scolastico e lo sviluppo di patologie legate alla sfera psichica, a volte si arriva al peggio, non sono rari i casi di suicidio.
È su internet che il bullismo trova il terreno più fertile, secondo il 76,6% dei presidi interpellati nell’ultimo rapporto Censis. Ed è online che sono le ragazze a essere oggetto in misura maggiore degli attacchi dei coetanei cybernauti (24,9%)
Il 52,7% degli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni nel 2016 ha subito comportamenti offensivi, non riguardosi o violenti da parte dei coetanei: quasi un ragazzo su cinque (19,8%) è oggetto di questo tipo di soprusi almeno una volta al mese, eventualità più ricorrente tra i giovanissimi (22,5%).
“È un problema esternamente diffuso tra i banchi di scuola” spiega Maura Manca, Psicoterapeuta e Presidente dell’ Osservatorio Nazionale Adolescenza, di recente in Rai nel programma “Mai più bullismo”, “per spiegare cosa vivono i ragazzi coinvolti nella dinamica perversa del bullismo”. Spesso si pensa erroneamente che “il bullo sia un ragazzo particolarmente violento, con evidenti problemi familiari e scolastici, un “deviato”, che magari ha subito violenza e quindi la ripropone sugli altri – continua Manca – in parte è vero, ma nella maggior parte dei casi il bullo viene anche dalle buone famiglie, da quelle che apparentemente non hanno problemi, sono ragazzi che possono avere tutto, ma che evidentemente non hanno niente”. Adolescenti, quindi, che possono anche risultare insospettabili agli occhi di un genitore. La psicologa fa un elenco per capire se il proprio figlio si comporta da bullo. Ma avverte: “non dimenticate che anche le ragazze si comportano molto di frequente da bulle”.
Comportamenti tipici del bullo:
1. Tende a divertirsi con scherzi di cattivo gusto, anche pesanti, magari rivolti a parenti, amici, fratelli o sorelle o animali. Si diverte anche se l’altro ci rimane male, non prova un senso di colpa e quando viene ripreso non capisce profondamente il senso del richiamo.
2. Fa spesso battute pesanti o dispregiative anche guardando la televisione o raccontando alcuni episodi che gli accadono a scuola o con gli amici o per la strada, per esempio sul peso, sull’orientamento sessuale, su modi di vestire, tendenzialmente rivolte a persone che identifica come “sfigate”.
3. Spesso ha le amicizie circoscritte solo a determinati ragazzi o ragazze, ad un piccolo gruppo, che di frequente lo o la prende come riferimento. Possono essere anche gruppetti che si formano solo dentro la scuola, che si rinforzano nelle chat e sui social.
4. Ha una modalità comunicativa eversiva ossia basata sul “sì, sì ora lo faccio”, “ sì, sì hai ragione” e poi non ascolta e non lo fa, oppure più aggressiva basata sulla volgarità, maleducazione e strafottenza anche nei confronti dei genitori.
5. Può anche mettere in atto altri tipi di comportamenti devianti come per esempio fumare, fare uso di alcolici, prendere tante multe per imprudenza o negligenza.
6. Ha difficoltà a rispettare le regole, gli stanno strette, tende a ribellarsi e a pretendere i suoi spazi e la libertà di movimento.
7. Può avere problemi a scuola, non solo di rendimento, ma anche e soprattutto legati al comportamento, come per esempio possono rispondere agli insegnanti, essere ripresi per il loro atteggiamento o comportamento in classe, prendono spesso note o vengono mandati dal Dirigente Scolastico.
8. Può essere anche manesco quando gioca, anche in casa con i fratelli o le sorelle. Spesso ha un atteggiamento spavaldo e tende a provocare. Si sente legittimato nei suoi comportamenti.
9. Talvolta tende a sottomettere anche i genitori, come per esempio se va in auto con la famiglia vuole stare per forza davanti, non lascia spazio agli altri fratelli, usa il “voglio quello e voglio quell’altro” e si impunta se non ottiene ciò che vuole, “facciamo come dico io altrimenti non vengo”. Ci sono spesso anche i ricatti e le minacce.
10. Non ama i gesti d’amore nei suoi confronti. Non dispensa affetto per gli esseri umani, ma lo può fare con un animale.
“Non ci si deve allarmare – sottolinea la psicologa – se ci sono 1 o 2 segnali. I figli vanno osservati nel loro insieme, non solo nei singoli comportamenti”. Insomma, ci deve essere una sistematicità, non singoli e sporadici episodi.
“Anche se è molto difficile – conclude Manca – si deve parlare con il ragazzo e cercare di tirare fuori da lui il maggior numero di informazioni possibili, ascoltandolo e cercando di comprendere ciò che dice, prima di intervenire sui suoi comportamenti”.