Due paraplegici camminano grazie a impulsi elettrici, risultato della ricerca italiano
Due persone paraplegiche, con lesioni traumatiche del midollo spinale, sono tornate a camminare grazie a stimoli elettrici mirati. Uno dei due pazienti è riuscito a percorrere 175 metri senza necessità di stimolazione attiva. Il risultato è frutto di una ricerca condotta dall’Irccs ospedale San Raffaele di Milano e dall’Università Vita-Salute San Raffaele, in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
La tecnica utilizza un neurostimolatore midollare, dispositivo già noto per il trattamento del dolore cronico. In questa sperimentazione è stato impiegato per ripristinare la comunicazione tra cervello e muscoli compromessa da lesioni spinali. L’obiettivo è favorire il recupero della deambulazione e ridurre la spasticità muscolare, un sintomo comune in pazienti con danni al midollo spinale.
Come funziona il neurostimolatore
Il metodo è stato descritto sulla rivista “Science Translational Medicine”. Consiste nell’impianto di un neurostimolatore midollare che emette impulsi elettrici ad alta frequenza. Questi stimoli agiscono modulando i segnali nervosi responsabili di spasmi e contrazioni muscolari involontarie, tipici della spasticità.
Combinato con un programma di riabilitazione motoria, il dispositivo ha migliorato forza muscolare, controllo motorio e capacità di deambulazione. I ricercatori hanno osservato una significativa riduzione dei riflessi patologici e delle contrazioni muscolari involontarie, con un effetto positivo sui movimenti, che risultano più fluidi.
Lo studio è stato coordinato da Silvestro Micera, del Politecnico di Losanna e della Scuola Superiore Sant’Anna, e da Pietro Mortini, dell’ospedale San Raffaele di Milano.
La sfida della spasticità
La spasticità muscolare rappresenta uno degli ostacoli principali per i pazienti con lesioni spinali. Si tratta di contrazioni involontarie che rendono difficile controllare i movimenti. Questo problema riguarda circa il 70% delle persone paraplegiche e deriva dalla perdita dei segnali inibitori che il cervello normalmente invia al midollo spinale.
“La nostra ricerca si è concentrata sulla riduzione di questa iperattività spinale”, ha spiegato Micera. Il primo autore dello studio, Simone Romeni, ha sottolineato come il neurostimolatore riesca a compensare la mancanza dei segnali regolatori provenienti dal cervello, migliorando così il controllo motorio.
I prossimi passi della ricerca
La sperimentazione è stata condotta su due pazienti con risultati definiti “più che soddisfacenti” dai ricercatori. Gli studiosi prevedono di estendere lo studio a un numero maggiore di persone per confermare l’efficacia del trattamento.
“Stiamo pianificando nuovi studi clinici e intendiamo applicare questa tecnologia anche ad altre condizioni neurologiche, come la sclerosi multipla”, ha dichiarato Mortini. L’obiettivo è ampliare le indicazioni cliniche e integrare il neurostimolatore in approcci personalizzati di neuroriabilitazione.
I ricercatori evidenziano anche un altro vantaggio: la riduzione degli effetti collaterali rispetto alle terapie farmacologiche e chirurgiche attualmente in uso. La combinazione tra tecnologie avanzate e approcci personalizzati potrebbe rappresentare una svolta per milioni di pazienti in tutto il mondo.