Scuole e pandemia: aumentati i disturbi psico-sociali e calato l’apprendimento
Anche se si tende a non parlare più del COVID e dei rischi che ancora comporta soprattutto per i pazienti fragili, emergono in questa fase analisi e studi su quanto accaduto e sugli strascichi rimasti fino ad oggi. In particolare, lo studio internazionale EuCARE SCHOOLS ha analizzato migliaia di studenti e insegnanti in Italia, Portogallo e Messico per comprendere meglio le conseguenze di chiusure delle scuole, didattica a distanza e altre misure di contenimento prese durante la pandemia da Covid-19. I risultati sono stati presentati nell’ambito di un recente evento all’Università IULM di Roma. Tra i risultati più significativi, anche l’efficacia del “metodo Lolli”, i test salivari per diagnosticare il virus e identificare precocemente possibili cluster.
Il progetto EuCARE nelle scuole
Il progetto EuCARE è finanziato dall’Unione Europea nell’ambito di Horizon Europe, coinvolge 27 partner in 4 continenti per un totale di quasi 10 milioni di finanziamento ed è guidato dal gruppo di ricerca italiano EuResist Network sotto la guida della responsabile Francesca Incardona. Lo studio scuole, uno dei quattro studi principali del progetto, è coordinato dall’Università di Colonia e vede il coinvolgimento dello IEO di Milano, con la Prof.ssa Sara Gandini, del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università del Salento con il Prof. Pier Luigi Lopalco, dell’Università Nuova di Lisbona e dell’Ospedale JGC in Messico, oltre che dello stesso EuResist Network e dell’associazione studentesca europea OBESSU . Con l’Imperial College di Londra è stata inoltre studiata l’esitazione vaccinale nei ragazzi
2mila studenti da 16 scuole italiane per un impegno etico
L’Italia ha contribuito allo studio con la partecipazione di 16 scuole da Milano, Cremona, Lodi, Bologna, Frosinone, Salerno, Foggia e Lecce. Sono stati oltre duemila i partecipanti, tra studenti e insegnanti. L’iniziativa è nata per analizzare le penalizzazioni a cui sono state sottoposte le scuole durante il COVID, frutto di decisioni prese in assenza di forti evidenze scientifiche. EuCARE, primo grande studio randomizzato sull’epidemia da COVID-19 nelle scuole, oltre a identificare il test salivare come metodo rapido ed efficiente, ha analizzato la diffusione del virus nelle popolazioni scolastiche e l’impatto psicologico delle misure di contenimento. Per l’Italia, grazie alla collaborazione con INVALSI, sono state approfondite anche le correlazioni psicologiche e la perdita di apprendimento degli studenti legate alle chiusure. Questi risultati costituiranno un punto di riferimento per la prevenzione e la programmazione in future emergenze sanitarie.
“Lo studio dimostra che dobbiamo e possiamo tutelare la scuola anche durante un’emergenza sanitaria, garantendo il diritto all’istruzione in sicurezza ed il rispetto del diritto dei minori a che le azioni che li coinvolgono siano sempre nel loro interesse – sottolinea Francesca Incardona, coordinatrice di EuCARE – Di fronte alle difficoltà emerse nella pandemia e alla scarsa attenzione rivolta alle esigenze degli studenti, con un team composto da virologi, medici, epidemiologi e statistici abbiamo sviluppato uno studio che ha conseguito diversi obiettivi: in merito al percorso del contagio nelle scuole, ha rilevato che la chiusura non ha influito molto, in quanto la diffusione del virus era legata all’andamento della pandemia in generale; gli effetti psicosociali e didattici sugli studenti sono stati molto negativi; lo screening salivare con il Metodo Lolli si è rivelato uno strumento diagnostico efficace e poco invasivo”.
Disagio psichico in oltre il 10% degli studenti e perdita di apprendimento
“Per valutare l’impatto psicologico delle misure di prevenzione sono stati utilizzati dei questionari validati per misurare lo stato di salute mentale nei giovani, tenendo conto di aspetti emotivi, condotta a scuola, iperattività, relazioni tra compagni – evidenzia la Prof.ssa Sara Gandini – Questi aspetti sono stati analizzati per verificare la situazione psicologica dei giovani e capire come fossero stati condizionati dalle misure di prevenzione e dalle chiusure scolastiche. Si evince complessivamente un aumento dei sentimenti di tristezza e rabbia legati alla DAD, al distanziamento, alle mascherine. Tra gli studenti delle superiori, è emerso un disagio psichico a livelli di anormalità abbastanza elevati, oltre il 10%. Questo disagio aumenta al crescere dell’età e si modifica a seconda di specifiche realtà: oltre alle differenze tra i diversi Paesi, influiscono elementi come la durata del periodo di didattica a distanza e il livello socioeconomico e culturale delle famiglie. Per l’Italia abbiamo potuto constatare anche una perdita di apprendimento, che è significativa nel 2020 e 2021. Questo fenomeno è più accentuato nei ragazzi appartenenti a un livello socioeconomico meno abbiente, mentre il calo di apprendimento di riduce drasticamente nelle famiglie con un più elevato livello culturale, soprattutto della madre. Queste tendenze sono state accentuate dal fatto che l’Italia è stato il Paese con le scuole chiuse più a lungo”.
Test salivari per diagnosi rapide
Il “Lolli-Methode” è stato ideato dall’Università di Colonia e implementato in circa 3700 scuole in Germania e in 400 scuole in Messico. Non è invasivo e poco costoso. Nella prima fase i tamponi salivari di un’intera classe vengono analizzati tutti insieme con un test PCR. Se il risultato è negativo significa che non ci sono positivi; se invece è positivo, almeno uno degli alunni è positivo, così il giorno dopo si passa alla seconda fase: i tamponi salivari vengono analizzati singolarmente e vengono individuati i soggetti positivi.
“Questo studio ha permesso di trovare una maniera per garantire la frequenza a scuola in presenza di agenti patogeni pericolosi come il SARS-CoV-2 – afferma il Prof. Pierluigi Lopalco – Il metodo Lolli si esegue facilmente e rapidamente, con screening a tappeto che permettono di identificare precocemente eventuali cluster di diffusione virale e contenere i contagi. Durante la pandemia la burocrazia ha ostacolato la frequenza scolastica: anche quando sono diventati disponibili test rapidi per controlli a tappeto, per la riammissione a scuola erano necessari ulteriori passaggi, che a seconda delle diverse fasi potevano corrispondere a tamponi molecolari eseguiti presso centri specializzati e a certificazioni del pediatra, tanto che in alcuni casi le regioni hanno preferito chiudere le scuole piuttosto che intasare il sistema diagnostico. Questo progresso nella tecnologia diagnostica offre un approccio più semplice e apre nuove prospettive in futuro per favorire la frequenza scolastica. Per un’applicazione su vasta scala servirà poi una sinergia tra diverse forze: oltre alla collaborazione tra comunità scientifica e sistema sanitario, le istituzioni dovranno guidare il processo e le imprese produrre kit in quantità sufficienti”.