Embrioni crioconservati, ora spunta l’adozione
Embrioni crioconservati e adozioni: su questo binomio si concentra parte del dibattito politico di questi giorni. L’obiettivo sarebbe, insomma, dare dei genitori agli embrioni attualmente crioconservati ed abbandonati nelle cliniche per la procreazione assistita. Il ministero della Salute e il ministero della Famiglia stanno infatti lavorando ad un progetto di legge per l’adozione degli embrioni crioconservati.
Un risveglio possibile
Quanto al fattore tempo, questo non rappresenta un ostacolo perché, come rilevato da vari esperti, gli embrioni crioconservati non hanno una “data di scadenza” rispetto alla possibilità di impianto. Può infatti durare per un tempo indeterminato la condizione di vita ‘sospesa’ nella quale si trovano gli embrioni congelati e immersi nell’azoto liquido alla temperatura di 197 gradi sottozero. La conferma è arrivata nel 2010, quando in Gran Bretagna è stato ‘risvegliato’ un embrione congelato da 20 anni.
Cosa sono
Nel mondo della procreazione medicalmente assistita (PMA), gli embrioni crioconservati rappresentano una delle risorse più importanti per aumentare le probabilità di successo e ridurre l’impatto fisico ed emotivo dei trattamenti. Ma cosa sono esattamente, come vengono utilizzati e perché sono diventati centrali nei percorsi di fertilità? Un embrione crioconservato è un embrione umano che è stato creato in laboratorio attraverso la fecondazione in vitro (FIV) e poi congelato per essere utilizzato in un momento successivo. Dopo il prelievo degli ovociti dalla donna e la loro fecondazione con gli spermatozoi, alcuni degli embrioni risultanti vengono trasferiti subito nell’utero, mentre altri – se in eccesso e di buona qualità – possono essere congelati.
La crioconservazione viene fatta tramite una tecnica chiamata vitrificazione, un congelamento ultra-rapido che evita la formazione di cristalli di ghiaccio, dannosi per le cellule. Gli embrioni possono restare congelati per anni senza perdere la loro potenzialità.
A cosa servono gli embrioni crioconservati
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Maggiore possibilità di gravidanza: se un primo tentativo fallisce, si possono usare gli embrioni congelati senza dover ripetere tutto il trattamento ormonale e il prelievo ovocitario.
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Gestione del tempo: la coppia può scegliere di posticipare l’impianto per motivi di salute, lavoro o altro.
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Riduzione del rischio: evitare trasferimenti multipli in un singolo ciclo riduce il rischio di gravidanze gemellari.
- Preservazione della fertilità: in alcuni casi (come prima di cure oncologiche), embrioni possono essere congelati per essere utilizzati dopo anni.
Come vengono impiantati
Il trasferimento di embrioni crioconservati avviene dopo la loro scongelazione. Prima dell’impianto, la donna viene preparata con una terapia ormonale che rende l’endometrio (il rivestimento interno dell’utero) adatto all’accoglienza dell’embrione. Quando le condizioni sono ottimali, l’embrione viene trasferito in utero attraverso una procedura rapida e indolore, simile a una visita ginecologica.
La percentuale di successo di un trasferimento da embrione crioconservato è ormai simile a quella di un embrione fresco, grazie ai progressi tecnologici degli ultimi anni.
Considerazioni etiche e legali
La crioconservazione degli embrioni solleva anche questioni etiche e giuridiche. In Italia, la legge consente la creazione e il congelamento solo di un numero limitato di embrioni, e la loro conservazione è vincolata al consenso informato della coppia. Inoltre, la destinazione degli embrioni non utilizzati (ad esempio in caso di separazione, morte o fine del progetto genitoriale) è spesso oggetto di controversia e deve essere chiarita legalmente.
Un aiuto concreto
Gli embrioni crioconservati rappresentano oggi uno strumento imprescindibile nella procreazione medicalmente assistita (PMA), poiché consentono di affrontare il percorso riproduttivo con maggiore flessibilità, ottimizzano le probabilità di successo e riducono la necessità di sottoporsi a trattamenti invasivi in modo ripetuto. Questa possibilità offre vantaggi concreti sia sul piano clinico che su quello psicologico, permettendo alle coppie di pianificare tempi e modalità del percorso in modo più sereno, oltre a migliorare l’efficacia complessiva dei cicli di fecondazione assistita.
Tuttavia, non si tratta di una questione meramente tecnica o medica. L’adozione di embrioni crioconservati apre un dibattito profondo e complesso, che tocca temi etici, giuridici e culturali. Non può essere affrontata con superficialità né ridotta a slogan ideologici o prese di posizione rigide. Richiede invece una riflessione matura e responsabile da parte della società nel suo insieme, perché solleva interrogativi fondamentali sulla genitorialità, sull’identità del nascituro, sul destino degli embrioni in sovrannumero e sul significato stesso di “adozione” in questo contesto.
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