Viaggiare in gravidanza: tutto quello che c’è da sapere
Vacanze in vista e un dubbio che torna puntuale: si può viaggiare in gravidanza oppure è meglio restare a casa? È una domanda che molte donne si pongono, spesso frenate dalla paura di complicazioni o dall’idea che spostarsi col pancione sia troppo rischioso. La verità, confermata dagli esperti, è che viaggiare si può, purché lo si faccia con criterio e qualche attenzione in più.
Il primo pensiero va di solito ai mesi iniziali della gravidanza. È bene sapere che il primo trimestre è la fase più delicata, perché in questa finestra temporale possono verificarsi più facilmente interruzioni spontanee della gravidanza. Non è il viaggio a causarle, ma fattori biologici indipendenti. Detto questo, nausea e stanchezza possono rendere meno piacevole mettersi in movimento, e quindi non stupisce se molte preferiscono rimandare. Il secondo trimestre, invece, è generalmente il momento migliore per programmare una partenza: le energie tornano, il pancione non è ancora troppo ingombrante e i rischi si abbassano. Nell’ultimo trimestre, infine, viaggiare diventa più faticoso e spesso le stesse compagnie aeree pongono dei limiti precisi.
Volare in gravidanza
L’aereo è il mezzo che suscita più timori. In realtà, in assenza di complicazioni particolari, volare è sicuro fino alla 37esima settimana di gravidanza; per i parti gemellari il limite scende alla 32esima. Non a caso, dopo queste soglie, molte compagnie non consentono l’imbarco.
Più che il volo in sé, conta la sua durata. Sotto le quattro ore non servono precauzioni particolari. Oltre le quattro ore, invece, cresce il rischio di trombosi, perché la gravidanza aumenta la tendenza alla coagulazione e stare sedute a lungo non aiuta. Ecco perché gli specialisti consigliano di alzarsi regolarmente, scegliere un posto vicino al corridoio, indossare calze a compressione e bere molta acqua. Meglio evitare alcolici e ridurre la caffeina: idratazione e movimento sono le parole chiave per volare sicure. In definitiva, l’aereo è molto più sicuro di quanto si pensi, anche più dell’auto, e nella maggior parte dei casi non rappresenta un problema.
Viaggi in auto: sì, ma con attenzione
L’auto è probabilmente il mezzo più usato dalle future mamme, soprattutto per spostamenti brevi o vacanze in Italia. Qui la raccomandazione principale è una: indossare sempre la cintura di sicurezza. Molte donne temono che possa danneggiare il bambino, ma è esattamente il contrario: protegge sia la mamma che il piccolo. Basta indossarla correttamente, facendo passare la fascia superiore sopra al seno e quella inferiore sotto la pancia, mai sul pancione.
Nei viaggi più lunghi conviene fermarsi spesso, ogni due ore circa, per sgranchirsi le gambe e migliorare la circolazione. Meglio tenere lo schienale leggermente inclinato e portare con sé acqua e snack leggeri. Da evitare, invece, la moto: le vibrazioni stimolano le contrazioni e, in caso di caduta, i rischi sono troppo elevati.
E la nave?
Se si tratta di un breve tragitto in traghetto, magari per raggiungere un’isola, non ci sono problemi particolari. Più complesso il discorso delle crociere. Il moto ondoso, infatti, può rendere ingestibili nausea e vomito, disturbi già comuni in gravidanza. Inoltre, non sempre a bordo è disponibile un’assistenza medica ostetrica specializzata. Per questo, se possibile, è meglio rimandare questo tipo di viaggio a un altro momento.
Viaggi lontani e mete particolari
Quando la destinazione è fuori dall’Europa o in Paesi tropicali, la questione si fa più delicata. In gravidanza molte vaccinazioni non sono raccomandate, e il rischio di infezioni come malaria, zika o dengue va valutato con estrema attenzione. In questi casi è fondamentale consultare il proprio ginecologo prima di partire e rivolgersi a un centro di medicina dei viaggi. Da non dimenticare anche l’assicurazione sanitaria internazionale, che copra eventuali complicanze legate alla gravidanza.
Viaggiare in gravidanza, quindi, non è un tabù. Con le giuste cautele, può essere un’occasione per vivere momenti sereni e prepararsi all’arrivo del bambino. La chiave è sempre la stessa: ascoltare il proprio corpo, evitare di strafare e confrontarsi con il medico prima di programmare spostamenti lunghi o particolari.
Il viaggio, in fondo, può diventare parte del ricordo di quei mesi speciali, a patto che sia pensato su misura della mamma e del piccolo che porta con sé.
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