Salute mentale giovani: 74% mancata presa in carico
I disturbi del neurosviluppo sono tra le malattie più frequenti dell’età evolutiva. Per molte condizioni neuropsichiatriche l’esordio è diventato sempre più precoce negli ultimi anni. I dati sulla salute mentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS segnalano un rischio nel 20 per cento tra i minorenni.
Secondo quanto emerge dal libro bianco dell’assistenza pediatrica in Italia a cura della FIAPERD – Federazione delle Società Scientifiche e delle Associazioni dell’Area Pediatrica, presentato lo scorso dicembre, sono oltre 100 mila i minori che ogni anno vengono assistiti in reparti non pediatrici.
L’assistenza nelle diverse fasi
Investire in servizi e programmi di salute mentale, adottare strategie di prevenzione e di diagnosi precoce e garantire una continuità di cura tra i 15 e i 24 anni: sono alcune delle urgenze emerse dal recente convegno “Dall’età evolutiva all’età adulta: transizione e tutela della salute mentale – percorsi interdisciplinari e presa in carico”. L’evento è stato organizzato da Fondazione Onda ETS e SINPF – Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia, con il patrocinio di SIP – Società Italiana di Pediatria, SINPIA – Società Italiana Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, SIP – Società Italiana di Psichiatria, SIMG – Società Italiana della Medicina generale e delle Cure primarie e FeDerSerD – Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze e con il contributo non condizionato di Otsuka Italia.
Marzagora: garantire continuità
“I giovani di oggi vivono un grande disagio, complice anche il ruolo della pandemia”, ha spiegato Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda ETS. Se da un lato, è fondamentale che esprimano a gran voce questo disagio in modo tale che i genitori vengano informati e si possa, di conseguenza, intervenire tempestivamente, dall’altro si deve garantire che il servizio di presa in carico sia efficace, non dispersivo e non lasci indietro nessuno. Al compimento della maggiore età, i giovani non si devono perdere all’interno del sistema proprio perché laddove sia ottenibile la guarigione, possono essere adottati interventi efficaci in grado di ridurre l’intensità, la durata dei sintomi e le conseguenze”.
”Oltre a ciò – ha concluso Merzagora – stigma e mancanza di informazioni nei confronti della malattia mentale contribuiscono al ritardo nell’inquadramento diagnostico”.
I dati sulla salute mentale dei giovani
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS il 20 per cento tra i minorenni rischia di ammalarsi di un disturbo mentale. Inoltre, l’esordio è diventato sempre più precoce, in particolare per i disturbi del comportamento alimentare, con un’età media all’esordio di 8 anni. Se da un lato i numeri erano già consistenti in epoca prepandemica, è innegabile che siano peggiorati durante e dopo la pandemia da Covid-19. Negli ultimi quattro anni, infatti, si è registrato un aumento del 28 per cento dei disturbi mentali a seguito di una condizione globale di incertezza legata alla pandemia, al cambiamento climatico e alle guerre. I disturbi della nutrizione e alimentazione e alcuni disturbi del neurosviluppo, come il disturbo da deficit dell’attenzione o iperattività e l’autismo, in particolare, sono tematiche che sempre più richiedono il passaggio verso servizi per la salute mentale degli adulti, con esordi sempre più precoci.
In Italia
In questo scenario, l’Italia si conferma fanalino di coda in materia di fondi dedicati alla salute mentale: infatti, la spesa per la salute psichiatrica nel nostro paese non supera il 3 per cento: una cifra irrisoria, soprattutto se paragonata agli investimenti di altri paesi europei, come Germania e Francia, dove la spesa supera il 10 per cento del Fondo Sanitario. “Questo porta ad avere una risposta territoriale a questi bisogni assistenziali estremamente carente a fronte delle risorse insufficienti”, hanno spiegato gli specialisti.
Secondo quanto emerge dal libro bianco dell’assistenza pediatrica in Italia a cura della FIAPERD – Federazione delle Società Scientifiche e delle Associazioni dell’Area Pediatrica, presentato lo scorso dicembre, sono oltre 100 mila i minori che ogni anno vengono assistiti in reparti non pediatrici. Particolarmente delicata è la situazione della neuropsichiatria infantile, dove l’esplosione delle richieste per disturbi psichiatrici gravi e acuti sta saturando i posti disponibili, tanto che il 30 per cento dei ricoveri per disturbi neuropsichiatrici in età evolutiva avviene in reparti pediatrici e il 10 per cento dei ricoveri di minorenni per disturbi psichiatrici avviene in stato di necessità in reparti psichiatrici per adulti, nonostante tale collocazione sia gravemente inappropriata.
Migliorare presa in carico
In questo contesto che si inserisce l’impegno di Fondazione Onda ETS e delle società scientifiche nel miglioramento della presa in carico dei giovani e nella tutela della loro salute mentale. L’obiettivo è promuovere una sempre più sinergica collaborazione tra neuropsichiatri, pediatri di libera scelta e i medici di Medicina generale in modo tale da delineare un percorso verso i servizi di riferimento a supporto alle famiglie, favorendo così la transizione ai servizi dell’età adulta, come ha ricordato Claudio Mencacci, Co-Presidente SINPF Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia. “I primi impegni per le patologie mentali in età pediatrica e adolescenziale sono le strategie di prevenzione, screening e diagnosi precoce, ha spiegato. “Secondariamente occorre garantire nella transizione dai 15 ai 24 anni una continuità di cura in collaborazione con la psichiatria-neuropsichiatria-dipendenze e la transizione dal pediatra al medico di Medicina generale. Di fatto si rende necessario un approccio coordinato, multidisciplinare, integrato dei servizi, una comunicazione efficace e un reale e appropriato supporto alla famiglia”.
”Le Società Scientifiche condividono sempre più una visione comune e una unità di intenti, latita ancora la risposta istituzionale e l’assenza di un prioritario investimento in servizi e programmi di salute mentale a livello nazionale. Purtroppo, continua a mancare una visione di insieme, sono stati facilitati interventi spot come il bonus psicologico o lo psicologo di base in assenza di una visione di sistema, di un coordinamento sinergico ed efficace come l’istituzione di una Agenzia Nazionale per la salute mentale che possa garantire equità e condivisione sul territorio nazionale al tempo della nuova autonomia differenziata. Un Paese che non investe sulla salute mentale dei giovani non potrà crescere, cambiare e credere nel futuro”, ha concluso.
Per garantire la continuità delle cure è necessaria la condivisione di informazioni (ospedale-territorio e territorio-territorio), ma non esiste allo stato attuale un dossier condiviso. Spesso sono richieste competenze specialistiche per le quali la formazione è insufficiente. Inoltre, sussiste il problema di fissare una soglia di età per il passaggio dai servizi dedicati all’infanzia/adolescenza a quelli dell’adulto.
Una delle criticità nella continuità di cura è l’alta percentuale di utenti che hanno avuto accesso in Pronto Soccorso senza ricevere alcuna prestazione ambulatoriale di neuropsichiatria infantile e adolescenziale nello stesso anno (74 per cento) o dopo ricovero (32 per cento) o per chi assume psicofarmaci (28 per cento).