Alopecia e nuove terapie, colpisce 2% della popolazione, anche donne
L’alopecia areata è tra le più comuni malattie autoimmuni e nelle forme gravi porta alla perdita totale dei capelli. Sebbene interessi il 2% della popolazione – 1 paziente ogni 85 e soprattutto giovani entro i 30 anni – oggi è ancora un argomento tabù. Le conseguenze si manifestano anche sulla salute mentale dei pazienti. Nel frattempo la ricerca continua a fare passi in avanti e ha portato terapie innovative di medicina rigenerativa per il follicolo pilifero. Si usano soprattutto per l’alopecia androgenetica – che colpisce circa 4 milioni di donne italiane – e per la caduta di capelli stagionale o per fattori scatenanti come il parto, le diete, gli interventi chirurgici e le infezioni come il Covid. Se ne è parlato al 97esimo Congresso della Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST) in corso a Napoli.
Alopecia, cause e disturbi
L’Alopecia areata colpisce 147 milioni di persone nel mondo. Può assumere più forme e livelli di gravità: da una a più chiazze fino alla caduta completa di capelli e peli del corpo. “L’alopecia areata è una malattia autoimmune che interessa potenzialmente tutti i follicoli piliferi presenti sul tegumento cutaneo, esitando così in alopecia totale ed universale, che consistono nella perdita di tutti i capelli ed i peli del soma, con grave disagio psicologico. Pertanto in tale patologia si associano sia alterazioni immunitarie sia, nel 75% dei pazienti, dei gravi disturbi psicologici” sottolinea Prof.ssa Bianca Maria Piraccini, Professoressa ordinaria e Direttrice dell’Unità Complessa Dermatologia – Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.
“I circuiti alla base dell’alopecia areata sono le vie di trasduzione JAK/STAT, in particolare JAK 1 e JAK 2 – spiega il Prof Alfredo Rossi, Professore Associato – U.O.C. di Dermatologia Centro per lo studio sulla fisiopatologia degli Annessi Cutanei Sapienza Università di Roma – questo nuovo dato patogenetico ha dato il via ad approcci terapeutici dedicati a questa malattia, come l’inibitore orale approvato dall’Ema per l’alopecia areata nel luglio del 2022. Questa conquista terapeutica metterà il clinico nella condizione di poter guarire un maggior numero di pazienti e soprattutto disporre di un farmaco prescrivibile per tale malattia”.
Colpite anche le donne
Le patologie del cuoio capelluto interessano anche le donne. L’alopecia androgenetica, cioè la progressiva perdita dei capelli, che nell’immaginario collettivo è spesso legata al sesso maschile, oggi è molto diffusa anche nelle donne. Le italiane che ne soffrono – con pesantissime ripercussioni psicologiche – sono circa 4 milioni, circa il 13% della popolazione femminile. La causa è una ipersensibilità dei follicoli piliferi agli ormoni androgeni o a disturbi dell’equilibrio ormonale, in particolare alla variazione del livello degli estrogeni e degli androgeni. Per questo si manifesta soprattutto in menopausa – quando si abbassa il livello degli estrogeni – ma può fare il suo esordio anche in altre fasce di età: “L’alopecia androgenetica può spaventare, soprattutto una donna – spiega la dott.ssa Cantelli – e può avere un impatto psicologico anche molto importante. Nella donna può essere curata e contrastata con una terapia ad hoc. Esistono poi diverse tecniche innovative che possono stimolare i capelli in accompagnamento alle terapie sistemiche e supportare l’attivazione del follicolo pilo-sebaceo e la ricrescita dei capelli”.