Tumore al seno, la fecondazione assistita è un rischio?
La fecondazione assistita può aumentare il rischio di ammalarsi negli anni di tumore al seno? Questa è una domanda che affligge moltissime donne. A trent’anni dalla prima fecondazione in vitro, finalmente sembra essere arrivata una risposta. A tranquillizzare un’ intera generazione di mamme è uno studio portato a termine in Olanda e pubblicato sul prestigioso Journal of the American Medical Association. Secondo i ricercatori olandesi la risposta è no, le donne che si sottopongono ad una stimolazione ormonale hanno le stesse probabilità di ammalarsi di tumore al seno di quante riescono ad arrivare ad una gravidanza senza difficoltà.
Una certezza in più
I risultati di questa ricerca confermano quanto già affermato negli anni scorsi da altri prestigiosi studi. In particolare nel 2013 ricercatori israeliani avevano pubblicato su Fertility and Sterility i risultati di una ricerca che escludeva il rischio oncologico, di cui sarebbe eventualmente responsabile il surplus di ormoni (estrogeni e progesterone) che si genera nel tentativo di indurre l’ovulazione. Alle donne che hanno superato i 35 anni viene comunque consigliato di sottoporsi a una ecografia mammaria o a una mammografia prima di cominciare un trattamento di fecondazione assistita.
Vent’anni dopo nessun aumento dei casi
Quello che i ricercatori olandesi hanno fatto è stato analizzare il rischio a lungo termine. In particolare hanno verificato quante donne sottoposte a procreazione medicalmente assistita si fossero ammalate di tumore al seno a 29 anni di distanza. Le signore prese in considerazione sono state 19mila tra il 1983 e il 1995. Gli autori della ricerca hanno tenuto conto di fattori di rischio quali l’età del primo concepimento, il numero di parti e i tentativi di fecondazione in vitro affrontati. Valutando lo stato delle donne a 55 anni, quindi 20 anni dopo i trattamenti di fecondazione in vitro hanno notato che l’incidenza cumulativa del tumore al seno era pari al 3% nel gruppo che s’era sottoposte alla stimolazione ormonale e al 2,9% in tutte le altre.
Una risposta importante per tutte quelle donne che nonostante le difficoltà scelgono di non arrendersi, di cercare una gravidanza possibile grazie ai progressi della medicina. L’opportunità etica di arrivare ad una gravidanza ad un’età avanzata è tutt’altra cosa. Quella dovrebbe sempre essere rimessa al buon senso.