Obesità nel mondo, costi pari a tre trilioni di dollari
Nel mondo c’è un’epidemia di obesità, in rapida diffusione. I dati oggi disponibili ci dicono che i 500 milioni di obesi registrati negli anni Ottanta oggi sono un miliardo e mezzo, con tutte le patologie che all’obesità si accompagnano. Inoltre, l’obesità si è globalizzata: in Medio Oriente è grave, ma la stessa gravità è riscontrata negli Stati Uniti e in sud Africa. Sull’80 per cento delle cause di morte da sovrappeso e obesità, con patologie connesse, si potrebbe intervenire soltanto modificando gli stili di vita. Il costo derivante dalla necessità di intervenire da parte del Sistema sanitario sono giganteschi: nel 2025 si calcola che saranno pari a due o tre trilioni di dollari annui, in pratica il Pil di 104 nazioni del mondo. Controllo del peso corporeo, attività fisica e una sana alimentazione, oltre alla rinuncia al fumo e ad un uso moderato dell’alcol, restano i pilastri alla base della prevenzione dei tumori”.
Done che sanno
A lanciare l’allarme – durante il quarto incontro di Donne che Sanno dal titolo «Sapere su genetica, stili di vita e prevenzione dei tumori» promosso da Fondo Mario e Paola Condorelli e da L’Altra Napoli è stato il professor Elio Riboli (uno degli epidemiologi più importanti al mondo sul tema delle malattie tumorali). La prevenzione si intreccia con gli stili di vita e alimentazione dei singoli, senza trascurare i fattori genetici. Ma occorre il coinvolgimento della gente. «La Campania ha due tristi primati – denuncia il professor Salvatore Panico (Università degli Studi Federico II Napoli) – i fattori legati allo stile di vita che si stanno rapidamente modificando, soprattutto nelle giovani generazioni verso caratteristiche che sfavoriscono lo stato di buona salute, non a caso la nostra regione ha il record di obesi e inattivi, e una carenza organizzativa per il percorso diagnostico-terapeutico dei pazienti oncologici in alcune aree della Regione che sono la causa di statistiche quali la minore sopravvivenza dei pazienti con tumore in queste aree rispetto ad altre aree italiane. Anche per questo partecipa agli accertamenti primari solo il 5% della popolazione, contro il 70 per cento delle regioni del Centro-Nord. Un dato negativo importante, che si accompagna con la scarsa cultura della prevenzione e con l’abbandono dei vantaggi derivanti dallo stile di vita mediterraneo, basato sul movimento e sulla tradizionale genuinità del cibo».
Il ruolo della genetica
In maniera significativa per il trattamento dei tumori, oggi la genetica è di grande aiuto. L’identificazione di alcuni difetti specifici del cancro consente l’applicazione di trattamenti mirati contro cellule tumorali risparmiando quelle sane e riducendo la tossicità. È questo il principio alla base della medicina di precisione o personalizzata che, insieme alla immunoterapia, rappresenta un ottimo filone di progresso. Differenza di cure tra Nord e Sud? “Assolutamente no – dice Francesco Perrone dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Napoliné -. La qualità delle cure al Sud è pressoché uguale al Nord anche se il Sud spesso soffre di carenze di organizzazione. Mi riconosco pienamente nell’hashtag #iomicuroalsud anche perché migrare per curarsi produce regolarmente disagi economici che impattano negativamente su prognosi dei pazienti. Purtroppo non ci si riflette abbastanza, ma viaggiare per trovare altrove cure di uguale efficacia rispetto a casa propria peggiora i risultati terapeutici».