Donazione degli organi, l’Italia a due velocità
Un dubbio, un ripensamento, il no. Al momento del rinnovo della carta d’identità elettronica sono sempre più gli italiani che scelgono di respingere l’ipotesi della donazione degli organi. Forse perché scegliere di donare ci spinge a pensare al momento della nostra morte, forse per convinzioni di credo o per qualche ragione scaramantica. Difficile individuare una sola causa, ma sta di fatto che i dati del Centro nazionale trapianti (Cnt), diffusi in vista della Giornata nazionale della donazione dell’11 aprile, ci consegnano un quadro in chiaroscuro: sebbene i sì continuino a prevalere, l’ombra dei no si allunga, con un incremento del 3,4% nei primi tre mesi del 2024 rispetto all’anno precedente.
Quasi il 40% dice no: interrogativi sulle ragioni del rifiuto
Su quasi un milione di dichiarazioni registrate, circa 380mila persone (un significativo 39,7%) hanno espresso la propria opposizione al prelievo degli organi dopo la morte. Una cifra che fa riflettere, che ci interroga sulle motivazioni di questa crescente reticenza. Paura? Disinformazione? Una crescente diffidenza verso un sistema percepito, magari erroneamente, come lontano?
Il nord virtuoso: trento capitale italiana della generosità
In questo panorama dai contorni incerti, le differenze regionali emergono con chiarezza: il Nord Italia, con Trento in testa, ha una propensione molto alta alla donazione. La città e la provincia trentina, in particolare, ancora una volta, si confermano campioni indiscussi di altruismo, con un impressionante 73,6% di sì alla donazione tra i residenti delle grandi città. Seguono, con un encomiabile spirito di solidarietà, Sassari e Verona. A livello regionale, la leadership trentina è affiancata dalla Valle d’Aosta e dalla Sardegna, a testimonianza di una sensibilità diffusa in alcune specifiche aree del Paese.
Piccoli comuni, grandi gesti: l’altruismo che viene dal basso
Scendendo nel dettaglio dei piccoli comuni, scopriamo storie di una generosità, fortunatamente, ancora dilagante. Verceia, in provincia di Sondrio, è simbolo di un’umanità profonda: su 158 cittadini che hanno rinnovato la CIE, ben 138 hanno detto sì, lasciando spazio a un solo no e pochi astenuti. Un piccolo borgo che lancia un messaggio potente a tutta l’Italia. Cinte Tesino (Trento) e Longano (Isernia) completano un podio fatto di altruismo sincero, mentre Geraci Siculo (Palermo), dopo tre anni di leadership, si attesta comunque a un onorevole quarto posto.
Donare è vita: un atto d’amore oltre la morte
Questi numeri, queste percentuali, non sono semplici statistiche. Raccontano storie di vite in attesa, di famiglie che sperano in un gesto di infinita generosità per poter continuare a stringere i propri cari. Ci parlano di un atto di amore che ci sopravvive, di un’eredità preziosa che va ben oltre i beni materiali. Donare gli organi significa donare una possibilità, un futuro, un’alba nuova per qualcun altro.
Un invito alla riflessione: superare le paure per donare speranza
Allora, perché questa crescente esitazione? Forse è il momento di fermarsi un attimo a riflettere. La spiegazione più probabile è nella disinformazione. Ed è per questo che di donazione degli organi si dovrebbe parlare di più. Servirebbe a superare le paure infondate. Sarebbe molto importante far capire a tutti che quel sì sulla carta d’identità può trasformarsi, nel momento più buio, nella luce più intensa per qualcun altro.
Donazione degli organi: una generosità da coltivare
L’Italia, con le sue eccellenze, ha sempre dimostrato di essere un paese generoso e che la generosità è un sentimento vivo e radicato. Ma la generosità è anche un sentimento che va coltivato, incoraggiato, diffuso. Perché in fondo, il battito di un cuore che continua a vivere grazie al nostro gesto è forse l’eredità più grande che possiamo lasciare.
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