Batteri resistenti agli antibiotici: come il cambiamento climatico accelera l’antibiotico-resistenza
Un nuovo studio dell’Università di Durham, nel Regno Unito, ha identificato un nesso diretto tra l’aumento delle temperature e l’aumento dell’antibiotico-resistenza. Secondo la ricerca, basata su dati genetici, sperimentali e ambientali, anche un lieve incremento della temperatura favorisce l’attivazione e la moltiplicazione dei geni che rendono i batteri insensibili ai farmaci. Nei test di laboratorio condotti su Escherichia coli, un batterio intestinale comune, è emerso che il calore rappresenta uno stress biologico per il microrganismo, spingendolo a rafforzare i suoi sistemi di difesa. Questo processo accelera la comparsa di mutazioni che rendono inefficaci gli antibiotici.
Secondo gli autori dello studio, i Paesi oggi avvantaggiati da un clima più freddo rischiano di essere tra i più colpiti nel prossimo futuro. Con temperature più alte, i batteri sopravvivono più a lungo, aumentando le probabilità di mutazioni resistenti. In assenza di una riduzione delle emissioni di gas serra, la proiezione è un aumento del 23% dei geni di resistenza presenti nel suolo a livello globale. L’impatto di questa crescita si tradurrà in un maggior numero di batteri pericolosi per esseri umani e animali. I ricercatori invitano quindi a un approccio globale e integrato per affrontare il fenomeno, definito «One Health», che tenga insieme salute umana, ambientale e animale.
Le guerre come amplificatore della diffusione dei batteri resistenti
Un’altra fonte di allarme arriva dalle zone di guerra. Uno studio dell’Istituto Spallanzani di Roma ha analizzato oltre mille pazienti evacuati dall’Ucraina dal 2022 in poi. I risultati hanno evidenziato la presenza diffusa di batteri gram-negativi altamente resistenti, compresi ceppi che non rispondono nemmeno agli antibiotici di ultima generazione. Tuttavia, anche in questi contesti, le pratiche di sorveglianza attiva, controllo delle infezioni e uso mirato degli antibiotici si sono dimostrate efficaci nel contenere la diffusione.
In Italia 12mila morti l’anno
Ogni anno in Italia 12mila persone muoiono per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, secondo i dati riportati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). I costi associati sono 2,4 miliardi di euro l’anno, tra ospedalizzazioni prolungate, terapie complesse e perdita di giornate lavorative. Il dato più allarmante riguarda i 2,7 milioni di posti letto annuali occupati da pazienti con infezioni antibiotico-resistenti. Le cause principali sono l’uso eccessivo e scorretto e prescrizioni senza diagnosi, spesso con preferenza per molecole “di riserva” invece di principi attivi di prima o seconda scelta.

Rapporto Aifa 2025 sul consumo
Secondo il Rapporto Aifa 2025, le prescrizioni di un antibiotico di prima linea nel 2023 hanno raggiunto solo il 54%, contro il 65% raccomandato dall’Unione Europea. I consumi complessivi sono cresciuti del 5% rispetto al 2022. L’uso è aumentato anche in pediatria, e quasi la metà degli over 65 ha assunto almeno una volta l’anno un antibiotico, con picchi del 60% nel Sud Italia. Il Drug Resistance Index, che combina uso di farmaci e resistenza, è in crescita in diverse regioni italiane. L’uso non mirato esercita una pressione selettiva sui batteri, che si riproducono rapidamente: la comparsa di mutazioni resistenti è questione di tempo e quantità di esposizione.
Regole per limitare l’antibiotico-resistenza
Un antibiotico va assunto solo su prescrizione medica, in presenza di infezioni batteriche, spiegano gli esperti. Il picco di consumo in inverno (+40%) è associato all’uso inappropriato per malattie virali come l’influenza, su cui i farmaci sono inefficaci. Inoltre, qualsiasi antibiotico conservato in casa e usato senza controllo dovrebbe essere eliminato. L’Aifa ha sviluppato l’app gratuita Firstline, che aiuta medici e cittadini a orientarsi su quando usarli per le dieci infezioni più comuni.
Diagnosi tempestiva e tracciamento genetico per combattere i superbatteri
Un altro aspetto importante è la diagnosi molecolare rapida per scegliere il farmaco corretto. L’identificazione precoce del batterio è cruciale per i pazienti ospedalizzati con infezioni gravi. Il sequenziamento genetico e la diagnostica molecolare sono strumenti essenziali, sempre più utilizzati in tutti gli ospedali. L’uso mirato dei farmaci è una delle chiavi per ridurre la resistenza.
Igiene, prevenzione e filiere controllate
La trasmissione dei batteri multiresistenti avviene anche attraverso mani non lavate, specialmente negli ospedali o nelle RSA. Molti pazienti sono portatori sani, e in contesti a rischio come reparti oncologici o geriatria, la trasmissione può essere fatale.

Nel settore alimentare, la Relazione 2025 del Ministero della Salute ha segnalato miglioramenti nella riduzione della resistenza alla colistina in polli e tacchini, ma anche nuovi segnali d’allarme: nei suini sono comparsi ceppi di E. coli resistenti ai carbapenemi, farmaci usati solo per infezioni ospedaliere gravi. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha individuato questi ceppi anche in polli e bovini in 14 Paesi. I cittadini sono invitati a scegliere prodotti da filiere controllate, a seguire norme igieniche in cucina e a cuocere correttamente gli alimenti.
Incentivi alla ricerca e nuove molecole in arrivo
Gli esperti concordano sulla necessità di incentivi economici pubblici per stimolare lo sviluppo di nuovi antibiotici. Questi farmaci, usati per brevi periodi, non sono redditizi come quelli per le malattie croniche. Le autorità regolatorie stanno rendendo prioritaria la lotta alla resistenza, e sono in corso politiche per garantire ritorni economici alle aziende farmaceutiche che sviluppano nuove molecole.

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