Aumentano ipertesi nel mondo: 10mila casi in più ogni 100mila persone
Aumentano gli ipertesi nel mondo: arrivando, in 25 anni, a 10 mila casi in più ogni 100 mila persone. Di conseguenza aumentano anche le patologie e le disabilità correlate. La pressione alta, infatti, può portare a complicazioni di salute e a eventi fatali quando supera i 110 mmHg. La notizia dell’aumento arriva da un’analisi internazionale con dati provenienti da tutto il mondo, condotta da Gregory Roth, della University of Washington di Seattle, pubblicata da JAMA e ripresa da Reuters Health. Roth e colleghi hanno analizzato i dati del Global Burden of Disease, Injuries and Risk Factor del 2015, uno studio internazionale su ipertesi con pressione sanguigna sistolica compresa tra 110 e 115 mmHg o superiore a 140 mmHg. La prevalenza di sistolica tra 110 e 115 mmHg è passata da 73.119 casi per 100.000 persone nel 1990 a 81.373 casi ogni 100.000 persone nel 2015. Allo stesso modo, la sistolica di 140 mmHg o superiore è aumentata da 17.307 a 20.526 casi per 100.000 persone nello stesso periodo di tempo. In particolare hanno anche scoperto che le morti a causa di pressione sistolica tra 110 e 115 mmHg sono aumentate di circa il 10 per 100.000 nell’ultimo quarto di secolo, mentre i decessi dovuti a pressione sistolica di 140 mmHg o superiore sono aumentati di circa l’otto per 100.000. La maggior parte dei decessi correlati all’elevata pressione sistolica sono stati dovuti a malattie cardiache e a ictus.
“I nuovi risultati suggeriscono che l’ipertensione rappresenta il principale fattore di rischio cardiaco modificabile”, afferma John Bisognano, cardiologo alla Universityof Rochester Medical Center di New York e presidente della American Society of Hypertension. Secondo il National Institutes of Health degli Stati Uniti, può esserci una predisposizione genetica tra le cause dell’ipertensione, oltre a un’alimentazione ad alto contenuto di sale, un uso eccessivo di alcol, stili di vita sedentari, infine il sovrappeso e l’obesità. “Se è consigliato loro un trattamento, dovrebbero capire che è per una buona ragione e che ci si aspetta che cali il rischio di ictus e malattie renali”, dice il clinico statunitense.