Medici in classe per educare contro la violenza
Assieme, medici di medicina generale e rappresentanti dei cittadini, per accrescere la consapevolezza delle giovani generazioni rispetto al corretto accesso ai servizi sanitari e migliorare il rapporto di fiducia nei confronti di chi è chiamato a prendersi cura della salute dei propri pazienti. Parte da qui l’iniziativa che vede assieme la Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale e Cittadinanzattiva, con l’obiettivo di contribuire a rafforzare la fiducia fra cittadini e personale sanitario e impedire nel futuro inaccettabili episodi di violenza nei confronti dei medici.
Degrado culturale
Già nei prossimi mesi saranno programmati, in accordo con diversi Istituti scolastici, incontri durante i quali i medici e i rappresentanti di Cittadinanzattiva si confronteranno con gli studenti delle classi secondarie di secondo grado. “Questi incontri, preziosi per spiegare ai ragazzi l’importanza dei servizi sanitari e il modo corretto di utilizzare questi servizi – anche alla luce dei nuovi interventi legislativi messi in campo dal Governo- rappresentano il nostro contributo alla soluzione di un fenomeno sociale gravissimo. Un fenomeno che sta favorendo l’abbandono delle aree assistenziali più colpite dalla violenza da parte dei professionisti medici e non medici”, spiega Tommasa Maio (Segretario Nazionale Fimmg C.A.). “Le dinamiche con cui si sono svolti i recenti e gravissimi fatti di cronaca, che in queste settimane hanno segnato una nuova escalation del problema, ci dimostrano come le aggressioni non siano solo il risultato di una scarsa capacità comunicativa dei medici, come qualcuno cerca di fare apparire, bensì il frutto di un profondo degrado culturale che investe il Paese trasversalmente”.
Educare le famiglie
Sulla stessa linea le parole Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva: “Questa iniziativa si inserisce nel solco del reciproco impegno a rafforzare il rapporto fra medico e paziente. Partiamo questa volta dai giovani perché possano divenire a loro volta veicolo di informazione e consapevolezza verso il proprio nucleo familiare ed amicale, creando un ciclo virtuoso di conoscenza che contribuisca a prevenire situazioni conflittuali nei confronti del personale sanitario”.
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