Cancro e fumo, smettere dopo la diagnosi riduce mortalità tra il 43% e il 52%
Fumare non è solamente un fattore di rischio per l’insorgenza del cancro, Dopo una diagnosi i componenti tossici del fumo di tabacco interferiscono con le terapie e la loro efficacia. Inoltre, aumentano gli effetti collaterali e diminuisce la sopravvivenza. Ecco perché sempre più studi suggeriscono che smettere di fumare dovrebbe essere consigliato e supportato anche dopo la diagnosi oncologica. Se n’è parlato ieri durante il Meet The Expert ‘More risk reduction policies needed’, promosso dall’Osservatorio MOHRE in vista della COP10 sul tabacco che si svolgerà dal 5 febbraio.
Dal dibattito è emerso che normative severe sui prodotti alternativi al tabacco possono avere due effetti peggiorativi sulla salute: riportare gli attuali svapatori alle sigarette e allontanare dalla cessazione proprio chi ne avrebbe maggiore beneficio.
Cancro e fumo, gli studi
Già nel 1964 il rapporto del Surgeon General degli Stati Uniti aveva delineato formalmente per la prima volta gli effetti negativi del fumo sulla salute umana. In particolare emergeva la correlazione tra il fumo e l’incidenza del cancro. Nel Surgeon General’s Report del 2020 gli autori sottolineano come smettere di fumare, anche dopo una diagnosi di cancro, sia associato a migliori risultati del trattamento. Inoltre influisce sulla sopravvivenza globale. Il report ha valutato un totale di 10 studi per un totale di quasi 11 mila pazienti.
In sei dei sette studi che hanno confrontato la cessazione del fumo con il fumo continuato, la cessazione del fumo è stata associata a riduzioni statisticamente significative della mortalità complessiva con una riduzione mediana del 45%. I benefici della cessazione quindi si manifesterebbero in maniera più rapida di quanto avvenga con i danni che sono lenti e cumulativi.
Tutti gli studi che hanno valutato la cessazione dal fumo sono stati statisticamente significativi, con riduzioni della mortalità tra il 43% e il 52%. Al contrario, continuare a fumare da parte dei pazienti con cancro aumenta il rischio di mortalità complessiva di una mediana del 50% e la mortalità correlata al cancro di una mediana del 60% in tutti i tipi di tumori maligni e trattamenti.
Benefici della cessazione più rapidi rispetto ai danni del fumo
“Se da un lato la diagnosi apre una finestra di ricevibilità e rende la persona sensibile a qualsiasi tema possa diminuire l’impatto della diagnosi, dall’altro lato, chiedere ad una persona di smettere è un impegno gravoso quando tutte le energie mentali sono impegnate a fronteggiare e a fare coping sulla malattia, i timori, le incertezze. Questo significa che l’impatto della cessazione proposta deve essere il più lieve possibile e che deve sconvolgere il meno possibile la vita della persona già provata psicologicamente. In questo setting particolare si pone la sostituzione delle sigarette con le alternative senza combustione anche se con nicotina, sostanza che viene ricercata per diminuire l’ansia e lo stress” spiega il Dottor Fabio Beatrice, Direttore del Board Scientifico del MOHRE.
“Oltre all’aumento associato della sopravvivenza per i pazienti con cancro che hanno smesso di fumare, è stato notato che la cessazione del fumo ha benefici per la salute a qualsiasi età con conseguente miglioramento della qualità della vita e aggiungendo fino a 10 anni alla durata della vita. Ecco perché la comunicazione ai fumatori deve insistere sui vantaggi e non solamente sui rischi che dal punto di vista cognitivo sono soggetti a resistenze se non a vere e proprie ‘rimozioni’” ha sottolineato la Dottoressa Johann Rossi Mason, Direttore dell’Osservatorio MOHRE.
Cancro, sulle terapie incide quantità di sigarette
La risposta alle terapie oncologiche dipende anche dalla quantità di sigarette fumate durante la vita. I pazienti che fumano più di 40 pacchetti l’anno hanno una risposta peggiore alla chemio, rispetto a quelli che fumano meno. E quindi fondamentale calcolare il fumo cumulativo ossia il numero di pacchetti l’anno per il numero di anni fumati.
“Nel concetto di riduzione del rischio non possiamo omettere i vantaggi economico sanitari degli interventi. Oltre alle morti evitabili, il fallimento dei trattamenti antitumorali a causa del fumo impattano per 10.700 dollari a paziente. Se pensiamo che in Italia nel 2023 ci sono state 395mila nuove diagnosi di tumore e che il 24% della popolazione fuma, i vantaggi di programmi di aiuto alla cessazione dopo la diagnosi potrebbero essere determinanti in termini clinici ed economici” conclude il Dottor Fabio Beatrice.
Vantaggi della cessazione secondo gli studi
Cancro testa e collo
I fumatori mostravano una risposta inferiore alla radioterapia e una sopravvivenza inferiore. La risposta dipendeva dalla data di cessazione: migliore per quelli che avevano smesso di fumare un anno prima rispetto a quelli che avevano spento l’ultima sigaretta 12 settimane prima della diagnosi. Su 120 pazienti con tumore di testa e collo i tassi di mortalità più alti si riscontravano in tutte le corti di fumatori con un tasso di sopravvivenza del 56% nei non fumatori e del 41% nei fumatori.
Cancro del polmone
Smettere prima dei quarant’anni elimina il rischio in eccesso di sviluppare il cancro.
Cancro orale
Smettere di fumare dimezza il rischio per bocca ed esofago a 5 anni dalla cessazione con una riduzione del rischio crescente all’aumentare del numero di anni senza fumo: meno 30% entro 5 anni dalla cessazione, meno 50% da 5 a 9 anni, meno 80% oltre 20 anni.
Cancro dell’esofago
Rischio dimezzato a 5 anni dalla cessazione.
Cancro del pancreas
Aumenta la riduzione del rischio all’aumentare degli anni di cessazione
Cancro della vescica
Dopo 10 anni di astinenza il rischio si riduce della metà.
Cancro dello stomaco
Negli ex fumatori il rischio relativo è di 1.31 mentre nei fumatori attuali è di 1.64.
Cancro del colon retto
Il rischio relativo di mortalità è di 1.22 nei fumatori attuali verso 1.18 negli ex fumatori. La differenza lieve dipende dai sottotipi molecolari.
Cancro del collo dell’utero
Rischio dimezzato nelle pazienti che hanno smesso di fumare da almeno vent’anni.
Leucemia
Rischio diminuito dopo 10 o vent’anni dalla cessazione.