Celiachia, l’Italia corre in soccorso della Serbia
In Serbia ci sono circa 70mila pazienti celiaci, ma meno del 10 per cento di loro sa di esserlo e prima di arrivare alla diagnosi passano in media più di dieci anni. Per accelerare e aumentare le diagnosi, ma anche per migliorare l’assistenza ai pazienti, il nostro Paese «adotta» la Serbia diventandone un po’ il «Fratello maggiore». Questo, in sintesi, l’obiettivo del progetto «Big Brother» dell’Association of European Coeliac Societies (AOECS), grazie al quale i ministeri della salute italiano e serbo per tre anni si impegnano ad un a importante collaborazione: l’Italia condividerà i protocolli e le linee guida per la diagnosi, si occuperà di informare ed educare i medici locali e contribuirà alla definizione di una nuova normativa serba sulla sicurezza alimentare e l’assistenza dei celiaci.
All’avanguardia nelle diagnosi
L’Italia non è stata scelta per caso: la media europea di pazienti celiaci diagnosticati è pari al 13,5 % del totale, ma nel nostro Paese sale fino al 25%; in Europa servono in media 10 anni per arrivare alla diagnosi di celiachia dopo i primi sintomi, in Italia si scende a 6. Il nostro Paese è all’avanguardia anche nella normativa che tutela l’assistenza ai pazienti e garantisce l’accesso ad alimenti senza glutine, può quindi essere un valido esempio per i Paesi in cui le conoscenze sulla malattia e l’assistenza ai malati sono scarse. La Serbia va ad aggiungersi a Cipro, Croazia e Russia per i quali AIC sta già svolgendo attività di consulenza e supporto.
Fratello maggiore
Il progetto – spiega Giuseppe Di Fabio, Presidente AIC – di AEOCS prevede la consulenza e l’aiuto delle grandi associazioni celiachia europee nei confronti delle piccole associazioni, poco strutturate e provenienti in genere da Paesi in cui la conoscenza della celiachia è scarsa, le diagnosi sono poche, la tutela sanitaria è scarsissima. La Serbia è uno di questi: oltre 60.000 pazienti non sanno di essere celiaci, le tutele sanitarie sono insufficienti e manca la possibilità di accedere a prodotti senza glutine sicuri. AIC è molto orgogliosa di poter cooperare con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei pazienti: un traguardo che è il frutto di un lungo lavoro condotto negli ultimi anni, coinvolgendo non solo le Associazioni pazienti e i Ministeri della Salute dei due Paesi ma anche la Divisione delle Relazioni Internazionali dell’Istituto Superiore di Sanità e l’Ambasciata italiana a Belgrado».
L’accordo
Grazie all’accordo firmato dai rispettivi ministero alla presenza di una delegazione dell’Associazione Italiana Celiachia, l’Italia diventerà dunque per tre anni un «tutor» in tema di celiachia per la Serbia, mettendo a disposizione il nuovo protocollo di diagnosi e follow up dei pazienti, recentemente aggiornato dal Ministero della Salute italiano e tradotto a cura di AIC. Inoltre, gli esperti italiani saranno a disposizione per attività di formazione ed educazione dei medici serbi, per trasferire loro il know-how scientifico sulla celiachia.