Da tempo si parla di glifosato: un principio attivo contenuto nell’80 per cento dei diserbanti usati in agricoltura. Ad esempio è presente nella frutta, nella carne e nei cereali; senza trascurare naturalmente l’acqua superficiale e di falda. Insomma, si trovano tracce di glifosato un po’ dovunque, anche nei tanti prodotti che si utilizzano per togliere le erbacce dai marciapiedi, dai binari e dai parchi giochi per bambini.
L’Europa discute e cerca di capire a quale decisione arrivare: se rinnovare l’autorizzazione all’uso e alla produzione del Glifosato scaduta a dicembre oppure no. Intanto si confondono le idee degli agricoltori e dei consumatori. L’Unione Europea valuta ogni singola sostanza chimica e ogni miscela commercializzata, lo IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) valuta invece agenti generici e anche correlati con altre sostanze chimiche e soprattutto l’esposizione professionale o ambientale e le prassi culturali e comportamentali. Da qui la contrapposizione: se alcuni studi indicano che determinate miscele a base di Glifosato potrebbero essere tossiche, cioè danneggiare il DNA, altri considerano solo il principio attivo e non evidenziano tale effetto. Principi scientifici contraddittori all’interno delle stesse istituzioni. L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, infatti, fa parte della stessa OMS che ha valutato improbabile che il glifosato causi il cancro. Anche l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (la Efsa) aveva sostenuto che è “improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo e propone nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui negli alimenti”. La scienza comunque non è univoca in questo caso, soprattutto quando si parla di prodotti così diffusi, il glifosato è spesso associato a eccipienti che ne moltiplicano la tossicità.
L’Europa, intanto, ancora non riesce a prendere una decisione. La sostanza sta attraversando il processo di revisione con cui la Commissione Europea aggiorna l’autorizzazione per le sostanze chimiche oppure la ritira. In nessun caso il Comitato permanente Ue su piante, animali, alimenti e mangimi, incaricato della decisione, è riuscito a raggiungere una maggioranza qualificata, cioè un parere compatto del 55 per cento dei 28 Stati membri, che deve anche rappresentare almeno il 65 per cento della popolazione europea.
Intanto, un quarto report è atteso per il 2017 dall’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) e potrebbe rimettere in discussione lo stato dell’arte sui rischi del glifosato, nonché le eventuali decisioni già prese dall’Europa. Si tratta di scegliere sul principio scientifico che tuteli la salute sopra ogni altro interesse.