In Italia esistono gravi disuguaglianze nell’accessibilità ai servizi da parte delle persone con disturbi psichiatrici. Infatti, a seconda della regione, variano le risorse umane, strutturali ed economiche destinate alla salute mentale.
L’analisi delle strutture e delle attività dei Dipartimenti di salute mentale è stata fatta dalla Società italiana di epidemiologia psichiatrica che ha redatto un focus inserito poi in una pubblicazione presentata di recente a Bologna dalla Siep, la Società italiana di epidemilogia psichiatrica. Fabrizio Starace, presidente Siep spiega: “Il principale nodo da sciogliere? Sono le disuguaglianze regionali. Differenze intollerabili”.
“Abbiamo analizzato i dati diffusi dal Ministero secondo due principi ordinatori – ha spiegato Fabrizio Starace, presidente Siep – prendendo in considerazione, per 26 indicatori, le variazioni nelle diverse Regioni e rappresentando, per ciascuna Regione, il posizionamento dei singoli indicatori, assumendo come riferimento il valore medio nazionale”.
Il lavoro, accessibile dal sito, liberamente scaricabile, vuole render conto, delle attività svolte, delle risorse impegnate e degli obiettivi raggiunti, a tutti coloro che hanno un interesse specifico (ad es. operatori, familiari, utenti) o generale (cittadini attenti al funzionamento della cosa pubblica ed al buon uso delle risorse) .
Un dato tra i più preoccupanti è quello sulla capacità di presa in carico delle persone con diagnosi di schizofrenia, secondo Fabrizio Starace, promotore e coautore del rapporto. I soggetti con psicosi schizofreniche in trattamento presso i Dsm italiani, infatti, sono in media 308 x 100 mila abitanti adulti, ma i dati regionali variano da un minimo di 130 in Toscana a un massimo di 437 in Sicilia.
“Non è verosimile che esistano sul territorio nazionale variazioni così smisurate nella diffusione della schizofrenia – ha detto Starace – dobbiamo pertanto ritenere che le differenze siano attribuibili alla diversa capacità dei Dsm di intercettare il bisogno di assistenza”. E questo dipende dalla presenza, accessibilità e credibilità del sistema di cura per la Salute mentale nelle Regioni.
Il Rapporto fornice anche una radiografia dei punti di forza e di debolezza dei Dsm in ciascuna Regione, individuando le criticità che dovranno essere affrontate in sede di programmazione locale. “Si confermano purtroppo le previsioni che avevamo segnalato in un precedente intervento, e riprese nell’Appello Siep per la Salute mentale, sottoscritto dalle maggiori Società scientifiche di settore, dai sindacati, da tutte le Associazioni di familiari e utenti, dai direttori dei Dsm italiani che è stato inviato a Ministero della Salute, alla Conferenza Stato-Regioni e a tutti i Presidenti delle Regioni.
“Spiace osservare – ha concluso Starace – che questi documenti rimangano tuttora inascoltati e che nulla sia stato fatto per creare spazi di confronto, accessibili e partecipati, sull’azione, oggi finalmente verificabile, dei servizi pubblici per la salute mentale. Il tutto per fare in modo che le decisioni di politica sanitaria siano generatrici di valore per la comunità. Compito straordinariamente attuale, se si considera il periodo di razionalizzazione delle risorse e la necessità di coniugare sostenibilità economica, equità di accesso e qualità dell’assistenza. Le politiche per la Salute Mentale in Italia hanno più che mai bisogno di competenze scientifiche, sensibilità non episodica, capacità di programmazione a partire da dati concreti, disponibilità al confronto. Di passare finalmente dalle parole ai fatti”.