Colpisce 1 donna su 10, debilitandola con forti sanguinamenti, crampi e dolore addominale, con importanti ripercussioni sulla qualità di vita e sull’umore. L’endometriosi è molto diffusa, ma complessa da diagnosticare e le cui cause di questa patologia non sono ancora chiare. Se ne parla a marzo (mese dedicato all’endometriosi), ma non abbastanza, vista la difficoltà di offrire soluzioni definitive a chi soffre di endometriosi e si ritrova a dover gestire il controllo del dolore ma anche quello del flusso molto abbondante e improvviso.
Cos’e’ l’endometriosi
L’endometriosi è uno stato in cui il tessuto endometriale (tessuto che normalmente si trova all’interno dell’utero) si sviluppa all’esterno dell’utero (nell’addome, nelle ovaie, etc.). Esistono diverse teorie sul motivo per cui ciò accade, ma nessuna può spiegare perché le cellule siano al di fuori dell’utero. La spiegazione più accettata è la teoria di Sampson (o la teoria delle mestruazioni retrograde), che suggerisce che alcune delle cellule vanno nella direzione opposta durante le mestruazioni. Secondo questa teoria, le cellule non escono attraverso la vagina, ma vanno invece verso le tube e possono raggiungere l’ovaio, l’addome o altri organi.
Dolore, ma non solo: come riconoscerla
“Il dolore durante le mestruazioni è il sintomo principale, che può essere presente anche dopo e anche nei rapporti sessuali. In caso di mestruazioni dolorose e /o abbondanti è sempre bene consultare un ginecologo. Sarà poi l’ecografia a confermare o escludere la presenza della patologia. L’endometriosi può avere un enorme impatto sulla qualità di vita essendo una condizione che si può curare ma che deve essere considerata come una malattia cronica. È bene, inoltre, tenere un diario dei sintomi – spiega Manuela FARRIS, ginecologa – perché può essere difficile distinguere l’endometriosi da altre condizioni mediche. In ogni caso è necessario eseguire una risonanza magnetica prima di considerare un intervento chirurgico”.
Come trattarla
Sono molte donne che, non conoscendo la causa, vivono in silenzio la condizione dolorosa. È importante parlare di endometriosi, così che le donne possano sapere che c’è un nome per la loro malattia e fare qualcosa per renderla più facile.
“Poiché il dolore è il sintomo va sempre trattato. Dobbiamo smettere di pensare che se le nostre mamme o le nostre nonne avevano dolore durante il ciclo anche noi dobbiamo sopportare e magari passare un giorno a letto. I possibili trattamenti includono farmaci come le pillole contraccettive, il sistema intrauterino al Levonorgestrel (IUS) e progestinici specifici per il trattamento dell’endometriosi, la chirurgia deve essere riservata esclusivamente a casi specifici. Non esiste una terapia più indicata – continua FARRIS – sia la pillola contraccettiva che gli altri trattamenti funzionano per il controllo del dolore causato da endometriosi, la scelta dipende anche molto dalle esigenze e dai progetti di vita della donna. Per esempio, potrebbe essere necessaria una combinazione di diversi trattamenti, con accorgimenti particolari per quante vogliono diventare mamme e hanno difficoltà”.
Come “provare” a conviverci
Sebbene ci siano diverse opzioni di trattamento, il processo per trovare la soluzione su misura, può essere faticoso e difficile. Nel caso in cui oltre ai dolori sia presente un flusso mestruale abbondante il problema può essere superato dall’utilizzo di dispositivi medici come le coppette mestruali che richiedono lo svuotamento dopo 8 ore di utilizzo. È essenziale sviluppare un buon rapporto con il ginecologo per comunicare i sintomi e sentimenti in modo libero e chiaro.
“Non conosciamo la causa esatta dell’endometriosi, ma può essere incredibilmente difficile conviverci, sia fisicamente che emotivamente. È una condizione a lungo termine ma fortunatamente ci sono trattamenti che possono migliorare la situazione e la qualità della vita– conclude FARRIS – Molte donne sono in grado di gestire i loro sintomi e condurre una vita normale. Ci sono anche molti gruppi di supporto, enti di beneficenza e forum online per condividere il problema, contribuendo a non far sentire sole tutte le donne che ne soffrono”.