Fumare non è mai una buona idea, anche se in questi anni si sono molto diffuse le sigarette elettroniche. Tra sostenitori e detrattori, è ormai molto comune vedere in strada ragazzi di tutte le età «svapare» sino a rimanere attorniati da una nuvola di vapore a mo’ di “Brucaliffo” (personaggio inventato da Lewis Carroll per Alice nel paese delle meraviglie). Lungi da noi sciogliere l’amletico dubbio sulla sicurezza di queste sigarette elettroniche, ci limiteremo a mettere in guardia il lettore su qualcosa che forse non sa, ma che dovrebbe sapere. Soprattutto a ridosso dell’estate.
La guerra di Vajiralongkorn
A quanto pare, in Thailandia si può essere arrestati se si possiede una sigaretta elettronica. E il rischio lo corrono anche i turisti. Quella in atto è una piccola guerra del Re Vajiralongkorn a chi osa svapare. Lo ha rivelato una ricerca presentata al Global Nicotine Forum di Varsavia con un’indagine condotta chiedendo alle organizzazioni che fanno parte dell’International Network of Nicotine Consumer Organisations di “nominare2 i cinque peggiori paesi dove ‘svapare’ e i cinque migliori. La Tailandia ha vinto con 33 menzioni, mentre al secondo posto si è piazzata l’Australia, dove è vietata la vendita delle e-cig che contengono nicotina.
Italia neutrale
«La Tailandia ha un approccio draconiano con i turisti e la popolazione locale, che vengono regolarmente arrestati per vaping – spiega Asa Ace Saligupta dell’organizzazione End Cigarette Smoke Thailand -. La Polizia spesso perquisisce le auto ai posti di blocco cercando e-cig e poi le usa per estorcere le multe». L’Italia non ha ricevuto nessuna “nomination” in un senso o nell’altro, mentre i paesi migliori dove svapare sono Gran Bretagna, che ha la legislazione più permissiva e dove usano questi dispositivi tre milioni di persone, seguita da Germania e Francia. «Quattro anni fa la Gran Bretagna stava cercando di bandire totalmente le e-cig – spiega Gerry Stimson della charity New Nicotine Alliance -. Oggi ha tre milioni di svapatori, e questo sta accelerando il declino dei fumatori tra i britannici».