Tempo di lettura: 2 minutiNegli ultimi giorni non si è fatto altro che parlare del Fertility Day promosso dal Ministero della Salute. Un’iniziativa meritoria che evidentemente non ha trovato uno sbocco comunicativo molto felice. Le critiche, non è un segreto, sono state feroci e sono arrivate da tutte le parti. Resta però da chiedersi se agli attacchi legati ad una campagna di comunicazione opinabile non siano prestati anche ad una strumentalizzazione.
Il professor Nicola Colacurci
A favore della campagna si schiera il professor Nicola Colacurci, ordinario di Ginecologia alla Seconda Università di Napoli e presidente dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani. «A fare scalpore – spiega – è stata la scelta comunicativa non troppo felice; così è passato in secondo piano il senso stesso della campagna. Tuttavia i dati parlano chiaro: il notevole calo delle nascite negli ultimi anni, l’aumento significativo dell’età in cui avviene la prima gravidanza, l’incremento delle problematiche riproduttive sono incontrovertibili».
Appurato che si è scelto un modo infelice per fare comunicazione sulla prevenzione, resta il merito di una campagna che si pone come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. E’ questo in sostanza il motivo per il quale l’AGUI ha fin dall’inizio sostenuto l’iniziativa del Ministero della Salute di indire un “Fertility Day”. «Creare un momento di grande attenzione su problematiche a cui il ministero si sta profondamente dedicando tramite il “Piano Nazionale Fertilità” è un bene dice il professor Colacurci – non si può gettare tutto alle ortiche per una cartolina infelice. Le modalità della comunicazione possono essere discusse ed eventualmente riviste per ottimizzare i risultati, ma non si può mettere in discussione il profondo significato positivo di tale progettualità che deve, in tutti i casi, essere promossa e non ostacolata da polemiche che, in molti casi, appaiono strumentali».