Tempo di lettura: 3 minutiImmagini, suoni, racconti di una vita stravolta dalla guerra. È il videoreportage firmato dal regista Riccardo Romani e intitolato “Dopo l’inverno: la liberazione della città ucraina di Bucha e la gestione psicologica dello stress post-tramautico”. Il cortometraggio, realizzato con il contributo della Fondazione Mesit – Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica, esplora la vita nella città ucraina di Bucha a pochi giorni dalla liberazione dall’occupazione russa. Alcune delle psicologhe intervenute a supporto dei sopravvissuti, direttamente intervistate, raccontano una città irriconoscibile, in parte distrutta e priva dei servizi essenziali, e descrivono le manifestazioni dello stress post-traumatico e i delicati processi di “decompressione da isolamento”
Testimonianza
Una testimonianza importante presentata in anteprima a Roma, alla Sala Spadolini del Ministero della Cultura con la partecipazione del Sottosegretario al Ministero della Cultura, Lucia Borgonzoni. Un documentario raccontato attraverso le voci di alcune delle tante donne ucraine che hanno vissuto in prima linea il conflitto: combattenti, operatrici sanitarie, attiviste e volontarie, rifugiate, vittime e sopravvissute. Il racconto è ancor più prezioso se si considera che la violenza di genere, compresa quella sessuale, è uno strumento di guerra brutale e diffuso, anche se spesso invisibile alla cronaca a causa della vergogna e della paura delle vittime. Senza dubbio, si tratta di un’opportunità unica per aumentare la consapevolezza. Oltre a considerare le sfumature storiche, socio-politiche ed economiche, è fondamentale riconoscere che gli orrori della guerra costituiscono anche un ambito cruciale della medicina sociale. Questo perché le sue conseguenze, sia dal punto di vista fisico, psicologico che sociale, si estendono ben oltre i confini temporali, geografici e culturali.
La voce di Natalya
«Le news come sono concepite oggi – ha detto Romani – hanno perso la loro vocazione all’approfondimento e alla spiegazione. Il flusso di notizie è pensato esclusivamente per scatenare emozioni e, spesso, reazioni». Capire quel che succede? «Difficile. Ed è per questo che “Dopo l’inverno” è un piccolo progetto dal grande significato. Sono grato a Mesit e al dottor Trabucco Aurilio che hanno voluto dare risalto a questo reportage. La voce di Natalya Zeretza è di quelle che sarà difficile dimenticare». Sui gravissimi traumi provocati dalla guerra, e sul ruolo che gli psicologi possono e deve avere, è intervenuta Isabel Fernandez, psicologa e direttrice del Centro di Psicotraumatologia di Milano. «La guerra in Ucraina – ha detto – è stata la prima guerra dove gli psicologi hanno avuto un ruolo attivo dal primo giorno in cui è scoppiata, sostenendo la popolazione, i profughi in vari paesi europei. Il mondo ha potuto seguire in diretta questa guerra, tutti siamo stati esposti all’impatto emotivo della violenza, della morte e della distruzione a cui abbiamo assistito. L’impatto di questa guerra rimarrà nella popolazione e nelle generazioni future come fattore di rischio per la salute mentale e fisica. I costi saranno enormi a livello sanitario, anche quando tutto sarà finito».
Emdr
La dottoressa Fernandez, è utile ricordarlo, è anche presidente dell’associazione Emdr Italia. Un metodo, l’Emdr (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing), nato 30 anni fa, che punta a lavorare sullo stress generato da un’esperienza traumatica con un impatto emotivo forte, nei confronti di una persona, un nucleo familiare o un’intera comunità. Brutali, lo ha ricordato Nataliia Zaretska (psicologa e direttrice del Bucha Center for Psychological Assistance) sono state le tattiche di guerra degli occupanti, utilizzate sui civili ignorando il diritto internazionale umanitario. E sempre Zaretska ha poi ricordato a tutti quanto l’esperienza ucraina stia mostrando l’importanza di aiutare le persone a convertire il proprio vissuto, per quanto traumatico, in risorse interne da usare per la guarigione di sé stessi e il recupero del proprio paese. Un tema, quello della guerra e delle lacerazioni, anche interiori, che comporta, ancor più attuale alla luce di quanto sta accadendo a Gaza.
Articolo pubblicato su IL MATTINO il giorno 5 novembre 2023 a firma di Arcangelo Barbato con la collaborazione del network editoriale PreSa – Prevenzione e Salute