Circa 28.600 euro, è questa la somma che il servizio sanitario nazionale paga per garantire ad un paziente affetto da mieloma multiplo cure ospedaliere; riuscire a curare lo stesso paziente in modo ambulatoriale costa invece alle casse dei contribuenti poco meno di 16.500 euro. Questo significa che curare meglio significa anche spendere meno. Il dato è emerso nel corso del webinar “Impatto sociale e sanitario del mieloma multiplo”, promosso dall’ EEHTA del CEIS Università di Tor Vergata con il contribuito non condizionante di Sanofi, tramite la sua divisione specialty care Sanofi Genzyme. Un incontro on line che ha approfondito anche il dramma di dover affrontare lunghi e importanti percorsi terapeutici, esami clinici e visite di controllo nel pieno della pandemia. Lo studio portato avanti dal gruppo di ricerca del CEIS ha messo in luce come questa forma tumorale abbia un impatto economico relativamente più alto rispetto ad altri tipi di tumore. «In Italia – ha spiegato il professor Francesco Saverio Mennini (direttore del EEHTA del CEIS) – il costo per paziente ricoverato è di 28.615 euro rispetto ai 16.499 euro di un paziente trattato in ambulatorio con dimissione anticipata. I ricoveri ospedalieri non pianificati rappresentano il 10% di tutti i ricoveri, ma ammontano al 55% dei costi totali di ricovero. Quindi, la prevenzione del ricovero con una presa in carico tempestiva porterebbe a risparmi significativi». Dall’analisi emerge anche che dal 2014 al 2019 si è registrato un notevole incremento dei beneficiari di assegni ordinari di invalidità (+35%). Questo ha determinato un incremento del 43% dei costi sostenuti dal sistema previdenziale per gli assegni ordinari. «Se confrontati con i valori relativi alle altre patologie oncologiche – ha proseguito Mennini – il mieloma multiplo è secondo solo al tumore al polmone, evidenziando una volta di più l’impatto tanto in termini di costi che di disabilità che provoca questa patologia». Le prospettive attuali per questa patologia fortunatamente non presentano solo ombre. Infatti,dall’incontro on-line è emerso anche come negli ultimi anni si siano registrati significativi miglioramenti nella sopravvivenza dei pazienti, attribuibili in parte alla disponibilità di nuove terapie. Per Mennini, «terapie migliori e innovazione sono componenti importanti che però debbono essere accompagnate anche da un approccio diverso per quanto attiene il percorso assistenziale del paziente. Questo dovrà sempre più prevedere modelli orientati ad ottimizzare i processi di gestione della patologia e presa in carico delle persone, razionalizzare le risorse, così da migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari e l’efficienza del sistema di cure e assistenza nel suo complesso».
L’IMPEGNO DI AIL
Tutto questo, accompagnato da politiche di prevenzione dei ricoveri, potrebbe garantire dei risparmi significativi. Il mieloma multiplo è un tumore del sangue che colpisce prevalentemente gli over 65, con un importante carico di complicazioni tra cui dolore e gravi infezioni, che molto spesso ostacolano l’accesso alle cure. «Per i pazienti affetti da mieloma multiplo – ha affermato il vice-presidente nazionale dell’AIL Marco Vignetti – il tema dei costi indiretti è molto rilevante, anche perché questi costi riguardano sia il paziente che il suo nucleo familiare. L’impatto della malattia è spesso drammatico sulla capacità lavorativa e a questo si aggiunge il tema dei caregiver. In questo senso, l’AIL lavora per tamponare tutta una serie di “aree scoperte” rispetto all’assistenza fornita dal sistema sanitario nazionale. Si pensi, ad esempio, al trasporto, all’assistenza domiciliare per quelle procedure che non avvengono in ospedale. O, ancora, alle case AIL, appartamenti che servono ai pazienti quando devono trasferirsi da un comune ad un altro e nelle quali possono soggiornare gratuitamente. E, da ultimo, ma non certo per importanza, il volontariato. Sono tutte attività del terzo settore indispensabili per ridurre i costi indiretti e aiutare le famiglie e i pazienti a contrastare la “tossicità finanziaria” che tanto aggrava il dolore della malattia». Per Mario Boccadoro, professore di Ematologia, Università degli Studi di Torino «i pazienti, o meglio i cosiddetti pazienti esperti dovrebbero entrare in tutti i processi decisionali di approvazione dei farmaci come avviene a livello degli organi europei come ad esempio l’EMA in cui i pazienti fanno parte dei board decisionali, sono loro che valutano gli effetti avversi che i farmaci hanno sui pazienti. In questo senso credo che in Italia siamo ancora molto indietro». Al dibattito online hanno preso parte, tra gli altri, la senatrice Maria Rizzotti (12° Commissione Permanente Igiene Sanità) e Gianfranco Magnelli del Coordinamento Generale Medico Legale – INPS.