L’Italia intera si prepara a celebrare la Giornata nazionale delle professioni sanitarie, una giornata che sarà dedicata quest’anno alla memoria dei medici caduti durante la pandemia. Ma la celebrazione di questa domenica avrà un sapore amaro, perché arriva a pochi giorni da una bocciatura dolorosa. Non più tardi di una settimana fa, infatti, è arrivato il no al subemendamento presentato dalla senatrice Maria Cristina Cantù che proponeva di concedere un risarcimento alle famiglie dei medici deceduti nella lotta al Covid. Una bocciatura che i medici stessi hanno interpretato come uno schiaffo alla memoria di chi non c’è più. Tra le reazioni più forti, quella del segretario generale dei medici di famiglia, Silvestro Scotti: «Fa male constatare che una misura così importante sia stata bocciata per un mero e direi “misero” calcolo economico – ha detto -. Anche se oggi il Covid fa meno paura, dovremmo ricordare che i medici caduti nel corso della prima ondata sono gli stessi che tutti osannavano come eroi. Un appellativo che nessun collega ha mai inseguito né voluto, ma che ora suona quasi come una beffa per i figli, le mogli e i mariti che non potranno più abbracciare i loro cari». In tutto sono 369 le lapidi che ricordano con onore il coraggio di quei medici che a mani nude e senza alcuna protezione non si sono mai sottratti al proprio giuramento. Medici che si sono ammalati e sono morti, la metà dei quali appartengono alla medicina generale. «A queste famiglie – ricorda il segretario generale FIMMG – la proposta avanzata dalla Senatrice Maria Cristina Cantù cercava di portare un minimo di conforto e di sostegno, un segno materiale dell’attenzione dello Stato ovvero di tutti noi cittadini a quel sacrificio che ha sequele ancora oggi, ovviamente, in tutte quelle famiglie. Non si dovrebbe dimenticare che parliamo di famiglie che oltre la perdita umana, sono rimaste prive dell’unica fonte di sostentamento. E sono famiglie alle quali non spettano solo indennizzi materiali, ma anche attenzione per la perdita di chance che hanno subito mogli e figli. Riteniamo pertanto che chi di dovere debba allargare le sue vedute, rifare i conti e trovare le risorse necessarie per un indennizzo, anche solo per equiparare queste famiglie nei diritti a quelle di chiunque altro sia deceduto al servizio delle Stato, per terrorismo o per mafia. Perché la violenza di tutti questi eventi non può che avere eguaglianza nella risposta di uno Stato che si voglia definire civile».
L’ORDINE DI NAPOLI
Intanto, domenica, all’auditorium dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Napoli e provincia (ore 10.00) si terrà una cerimonia commemorativa. A partire da sabato sera, la facciata della sede di via Riviera di Chiaia 9/C, quella che idealmente è la “casa” di tutti i medici e gli odontoiatri, sarà illuminata dal tricolore. «Questo virus – ricorda Bruno Zuccarelli – ha colpito tutti noi con una forza inaudita. Moltissimi colleghi oggi non ci sono più, ma resta per tutti noi l’esempio di una vita spesa al servizio degli altri. Un esempio che vogliamo onorare e coltivare anche a beneficio delle generazioni future». Immagine forte in ricordo di questo sacrificio è quella donata ai medici di Napoli lo scorso anno dall’artista Luca Carnevale e che raffigura un medico con le sembianze di un angelo, uno dei tanti, troppi caduti nella lotta al Covid. Dalla sua nuvola quel medico continua ad aiutare i colleghi impegnati in prima linea, intenti a salvare vite. Un’immagine che simbolicamente vuole omaggiare l’intera categoria dei camici bianchi.