Si è concluda con 62 avvisi di conclusione indagini una nuova inchiesta sui “furbetti del cartellino” che ha come sfondo un’ospedale. Stavolta le indagini hanno riguardato il Cardarelli e portano alla luce presunti comportamenti scorretti verificatisi negli scorsi anni, prima che nell’ospedale si procedesse a introdurre il sistema basato sulle impronte digitali. Nelle immagini raccolte dagli investigatori si vedono alcuni dipendenti strisciare il badge anche per i colleghi. Alla fine la procura di Napoli ha notificato 62 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti dipendenti dell’ospedale, che dopo avere timbrato abbandonavano il posto di lavoro. L’indagine della polizia di Napoli (commissariato Arenella) è stata coordinata dal Pm Giancarlo Novelli insieme con il procuratore Giovanni Mellilo. Le ipotesi di reato sono quelle di truffa e la violazione della “legge Brunetta”. I furbetti del cartellino ora rischiano il licenziamento in tronco. Tra i tanti episodi anche quello di un ragazzino tra 12 e i 13 anni che, cappellino in testa, “timbra” il badge per conto della madre la quale, invece di andare a lavorare, quel giorno è rimasta a casa.
DALLA PARTE DELLA LEGALITA’
Il primo commento all’inchiesta arriva dal Commissario Straordinario del Cardarelli Anna Iervolino: «Se ci sono dei comportamenti scorretti è bene che vengano individuati e sanzionati, perché la leggerezza o la mancanza di senso civico di pochi finiscono poi per penalizzare il buon nome e tutta la squadra del Cardarelli, fatta di grandi professionisti e lavoratori instancabili. In questo senso mi sento di ringraziare la magistratura che è sempre, come in questo caso, pronta a raccogliere le segnalazioni che arrivano da questa direzione generale per poi portare luce nelle zone grigie». Si conclude così un percorso di indagini iniziato più di quattro anni fa, sotto la direzione di Ciro Verdoliva (oggi Commissario Straordinario dell’ASL Napoli 1 Centro) e proseguito nel segno di una continuità d’intenti con l’attuale management aziendale. «Il nostro compito come amministratori di questa Azienda – dice Anna Iervolino – è anche quello di vigilare con rigore sul rispetto delle regole e sulla trasparenza di tutto ciò che accade. È quanto ci chiede la nostra coscienza e la nostra professionalità, ed è anche il mandato che con grande forza ci è stato dato dal presidente Vincenzo De Luca».
IMPRONTE DIGITALI
Ed è proprio per dare trasparenza al lavoro dei 3.000 dipendenti del Cardarelli che a partire dal 2017 il management aziendale ha intrapreso il percorso amministrativo e tecnico per il passaggio ai marcatempo con il rilevamento delle impronte digitali. «Una misura – conclude Iervolino – che è stata accolta di buon grado dalla stragrande maggioranza dei nostri dipendenti, proprio perché consente di eliminare qualsiasi ombra di dubbio sul rigoroso rispetto degli orari di lavoro. Distinguendo chi ci mette l’anima da quanti credono di fare i furbetti». L’Azienda ha già provveduto ad avviare i procedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti coinvolti nell’indagine e si costituirà parte civile nel procedimento penale.
IL MINISTRO GRILLO
Dura la reazione del ministro Giulia Grillo, che per questi dipendenti chiede il licenziamento immediato. «Questi signori – dice – non hanno capito che la musica è cambiata. Non solo andremo a scovare ogni episodio del genere, io chiedo per questi farabutti il licenziamento immediato. Nessuna tolleranza coi farabutti del cartellino che prendono in giro lo Stato, rubano lo stipendio e vengono meno ai loro doveri rispetto a chi sta male. Fuori i disonesti dalla sanità».