Ad una certa età è molto probabile che si incominci a sentir parlare di osteoporosi, malattia che può rendere le ossa talmente fragili da essere delicate come il vetro. Per quanto frequente in età avanzata, in alcuni casi questa malattia può riguardare anche persone abbastanza giovani. Senza girarci troppo attorno iniziamo a capire cosa è l’ osteoporosi.
Malattia sistemica
I medici la definiscono una malattia “sistemica”, vale a dire una malattia che coinvolge diversi organi o tessuti, oppure che riguarda l’intero organismo. In questo caso il problema riguarda le ossa, spesso il corpo vertebrale, il femore e il radio. Impressionante il numero di pazienti, molti dei quali sono donne: in Italia il dato è di circa 5 milioni di casi, di cui (come detto) oltre l’80% sono donne in post-menopausa. Tutto questo ha un costo sociale e sanitario altissimo, basti pensare che si registrano circa 100 mila ricoveri l’anno per fratture del collo del femore legate ad una osteoporosi.
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L’architettura delle ossa
Ciò che è importante comprendere è che a causa dell’osteoporosi si verifica non solo un deficit della quantità di sali minerali, ma cambi anche l’architettura microscopica interna dell’osso. Il concetto non è semplice da comprendere, ma lo si può intuire meglio andando ad analizzare la struttura dell’osso. Esistono ossa lunghe (ad esempio femore, omero), corte (quali le vertebre) e piatte (le coste). Le estremità (definite “epifisi”) delle ossa lunghe, le ossa corte e le ossa piatte hanno una struttura molto particolare: presentano all’esterno una sorta di lamina di osso liscio e duro (osso compatto o corticale), e all’interno la cosiddetta “spugnosa” (osso spugnoso o trabecolare), costituita da piccolissime cavità, delimitate dalle “trabecole ossee” (vedi figura). La struttura trabecolare interna è importantissima perché conferisce all’osso al tempo stesso: leggerezza, robustezza e resistenza. Nell’osteoporosi, le cavità della spugnosa diventano più ampie e irregolari perché gran parte delle trabecole sono rotte o distrutte, e quelle rimaste sono diventate eccessivamente sottili e deboli. Se la spugnosa è danneggiata, la struttura dell’intero osso è indebolita, e per questo, nell’osteoporosi, anche un piccolo trauma può a volte provocare una frattura. Proprio perché la perdita di calcio avviene principalmente nella spugnosa, nell’osteoporosi le fratture sono più frequenti nelle ossa o nelle regioni ossee in cui è molto abbondante la componente trabecolare.
I sintomi
Starete pensando: «Come posso accorgermi se il problema riguarda anche me?». Purtroppo non ci sono campanelli d’allarme ai quali prestare attenzione prima che arrivi una frattura, e questo rende anche difficile la diagnosi precoce. Se le fratture delle cosiddette ossa lunghe (collo del femore ad esempio) sono facili da individuare, perché causano un dolore improvviso e intenso, le fratture delle vertebre possono passare inosservate. Non è raro che le persone, ignare del problema, inizino a convivere con un dolore cronico che peggiora di molto la qualità di vita. Stando così le cose, il più delle volte ci si accorge di avere un problema di osteoporosi quando ci si procura una frattura. Come detto ci si può procurare facilmente una frattura delle ossa lunghe. I medici la definiscono “rarefazione osteoporotica” ed è il meccanismo che determina microfratture e fratture, che di solito sono più frequenti a livello delle vertebre, che vanno incontro a deformità a cuneo e a schiacciamento. Quando si verificano questi schiacciamenti si avverte un dolore improvviso e intenso, e da quel momento la vita non è più la stessa. Questo tipo di schiacciamenti riducono di molto la qualità di vita.
Femore e radio
Osservati speciali sono di solito collo del femore e l’estremità distale del radio. E’ invece abbastanza raro che ci si procuri una frattura delle costole, dell’omero o del calcagno. A differenza delle fratture delle ossa lunghe, le fratture dei corpi vertebrali spesso passano inosservate. Come detto possono provocare un dolore improvviso ma non molto intenso, spesso localizzato nella zona dorsale o lombare. Parte così quello che abbiamo definito un “dolore cronico”, che spesso accompagna i pazienti colpiti da osteoporosi per molti anni, se non per tutta la vita. Questo dolore viene scambiato troppo spesso per qualcosa di muscolare, proprio perché è mal definito e mal localizzato, quasi sempre sostenuto da contratture della muscolatura. E’ tipico che il dolore sia accentuato dagli sforzi (trasporto di pesi, stazione eretta prolungata) mentre si attenua con il riposo.
Postura
Queste fratture silenti nel corso di alcune settimane tendono a non dare più alcun sintomo, ma le deformazioni delle ossa della colonna restano. Sono deformazioni legate a veri e propri crolli vertebrali e sono visibili anche dalla postura. Spesso si nota una marcata accentuazione della cifosi dorsale ed è come se la persona diventasse più bassa. Ovviamente, tutto questo moto spesso porta a dolori posturali secondari, difficoltà di estensione del collo, addirittura riduzione della capacità polmonare e del volume della cavità addominale. Così, si possono avere anche complicazioni come l’ernia iatale e prolassi della cavità addominale (quini l’ernia iatale). E’ un grosso problema, fortunatamente meno frequente (se non addirittura raro) quando si hanno delle compressioni delle radici nervose.
Cause e fattori di rischio
Non essendoci particolare sintomi premonitori possiamo almeno individuare i più comuni fattori di rischio. Quali sono? In alcuni casi l’osteoporosi è legata a malattie endocrine, malattie gastrointestinali, malattie del sangue o all’impiego di farmaci. Altre volte il nemico è semplicemente legato all’età, ad esempio alla menopausa. A tutto questo si aggiungano i grandi nemici della salute: il fumo, l’alcol, troppo caffè, l’eccessiva magrezza, un’alimentazione carente di calcio e la sedentarietà.
Diagnosi dell’osteoporosi
Come accennato, l’ osteoporosi non ha sintomi particolari e dunque la sola maniera per scoprirla è facendo accertamenti. La densitometria ossea o mineralometria ossea computerizzata (MOC) è tra gli esami migliori per capire se c’è o meno un problema, ed eventualmente per riuscire anche ad individuarne al gravità. Parliamo di esami per nulla dolorosi e possono aiutarci a capire se è o meno il caso di intervenire. Sempre con la consapevolezza che l’osteoporosi è un nemico da affrontare quanto prima. Ma cos’è la densiometria ossea? E’ un’indagine che utilizza raggi X per determinare la massa ossea, e in particolare la quantità e la densità minerale nei distretti a maggior rischio di frattura: le vertebre lombari e la parte prossimale del femore. Alcune volte questo esame viene fatto su tutto lo scheletro (quello che in gergo medico si definisce “total body”), ma in questo caso è utile solo nella valutazione delle rare osteoporosi localizzate. L’esame si fa sdraiati su un lettino, al di sotto del quale è sistemata l’apparecchiatura che emette un sottile fascio di raggi X. Al termine della scansione, per la quale bastano pochi minuti, i dati vengono inviati al computer che, a sua volta, con l’ausilio di specifici algoritmi matematici, elabora i risultati. E’ chiaro che per affrontare al meglio il problema la prevenzione è sempre l’arma più efficace. In questo caso il medico di famiglia può e deve essere il primo alleato, sia nel dispensare qualche buon consiglio, sia nell’indirizzarci ad uno specialista ove ci sia qualcosa in più di un semplice sospetto. Intervenendo sull’alimentazione e sugli stili di vita è molto probabile che si riesca a ridurre, se non addirittura azzerare, il rischio di dover fare i conti con la malattia.