Quasi una dose di vaccino su quattro è ferma in frigorifero e mancano 15 giorni per raggiungere l’obiettivo indicato dall’UE. È quanto emerge dall’ultimo report dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica (Altems) sull’andamento della vaccinazione contro il Covid-19 in Italia. “Se inizialmente il problema dei vaccini era assicurarsi le provvigioni necessarie per la popolazione – afferma il professor Americo Cicchetti, direttore ALTEMS – è ormai chiaro che il tallone di Achille ad oggi è la macchina organizzativa. Seppur l’Italia registri un valore medio nazionale delle somministrazioni pari a 10.287 x 100.000 abitanti, ed in linea con la media europea, ciò non rappresenta un’efficace e soddisfacente campagna vaccinale alla luce delle continue varianti che si creano e della ripresa economica di cui il Paese necessita.”
Vaccino in Italia, a che punto siamo
Prendendo in considerazione solo chi ha ricevuto la doppia dose di vaccino anti-Covid, si legge nel report: “si registrano 1.861.852 persone vaccinate (36,36% dell’obiettivo di 5,1 milioni), che corrisponde ad un buon andamento nelle vaccinazioni, tuttavia ipotizzando questo andamento lineare non si raggiunge nei tempi stabiliti (31 marzo) l’obiettivo fissato dall’Ue, ma solo il 52% di tale obiettivo”. In particolare, sottolinea Americo Cicchetti, “stiamo procedendo ma non alla velocità necessaria”. Altems ha analizzato tutte le 21 Regioni e Province Autonome italiane. Dai dati è emerso che per quanto riguarda i punti di somministrazione territoriali e ospedalieri al 10 marzo 2021, la regione Puglia presenta un maggior numero di punti di somministrazione territoriali (240) seguita dal Veneto (109) e dalla Toscana (92). Al contrario, la regione Sicilia registra un numero maggiore di punti di somministrazione ospedalieri (120) seguita dalla Lombardia (95) e dal Lazio (83). Inoltre, “negli ultimi 7 giorni – si legge nell’analisi di Altems – le regioni che hanno effettuato il maggior numero di inoculazioni per punto di somministrazione sono state: la Campania (2031), la Lombardia (1807) e il Molise (1658). Al contrario, la Liguria (302), la Puglia (316) e la Valle D’Aosta (322) sono le regioni che, per punto di somministrazione, hanno registrano il numero più basso di somministrazioni”. Sulla percentuale di copertura delle fasce di popolazione (1/a dose) all’8 marzo scorso, “la PA di Bolzano (45,89%), la Basilicata (44,71%), e la PA di Trento (43,98%) registrano la quota maggiore di over 80 nel contesto nazionale.
La Sardegna è, invece, la regione con la minor percentuale in termini di copertura vaccinale della popolazione più anziana (10,12%). A livello nazionale, infatti, si registrano le seguenti percentuali per le fasce di età considerate: 16-19 anni (0,16%), 20-49 anni (6,06%), 50-69 (7,07%), 70-79 (1,93%), over 80 anni (28,67%). La media nazionale (che considera la fascia di età maggiore di 16 anni) è pari al 7,58%”. Ad oggi – afferma Altems – “la fascia di età 70-79 è quella più penalizzata dalla distribuzione vaccinale in tutte le regioni“.