Ogni giorno in Italia oltre mille persone ricevono una diagnosi di tumore maligno. Nel nostro Paese vivono oltre 3 milioni e 600 mila persone con tumore. Grazie agli enormi progressi della medicina e della ricerca oggi i malati oncologici hanno una aspettativa di vita sempre più lunga. Spesso possono cronicizzarsi o guarire, per cui hanno bisogno di una nuova organizzazione assistenziale che corrisponda alle loro necessità nelle diverse fasi della malattia. Serve però una solida interazione tra ospedale e medici del territorio.
Dare risposte ai malati di tumore modulandole sulle loro esigenze. Garantire continuità assistenziale dall’ospedale al territorio, affinché non si sentano abbandonati durante i percorsi di follow-up, guarigione o nella fase più delicata delle cure palliative. È questa una delle nuove sfide dell’oncologia che richiede una riorganizzazione assistenziale basata sulla sinergia tra oncologi ospedalieri e medici di medicina generale. Un “ponte” tra ospedale e territorio che deve avere fondamenta solide.
Il confronto tra specialisti e medici
Da qui è partita la Seconda edizione del CIPOMO DAY, dal titolo “Il tempo della transizione” – tenutasi qualche giorno fa in versione virtuale in tutta Italia dal Collegio Italiano Primari Oncologi Ospedalieri in collaborazione con la FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri.
Specialisti oncologi e Medici di medicina generale si sono confrontati sul tema. Uno degli obiettivi è individuare le modalità di integrazione con gli specialisti ospedalieri affinché venga facilitato il percorso di presa in carico del paziente.
L’integrazione ospedale – territorio
“Si parla tanto di integrazione ospedale territorio – dichiara Luigi Cavanna, Presidente del CIPOMO – e, per perseguirla, sono preziose le occasioni di confronto costruttivo tra specialisti oncologi e Medici di famiglia. Ecco perché con il CIPOMO DAY, in maniera pionieristica, abbiamo voluto con forza dare vita ad un evento che ha proprio questo obiettivo: solo attraverso la collaborazione tra oncologi e i Medici di famiglia è possibile capire come mettere a terra le strategie necessarie a dare risposte a questi differenti bisogni”.
In Italia sono oltre 3 milioni e 600 mila persone con tumore
In Italia vivono oltre 3 milioni e 600 mila persone con tumore. “Una categoria di pazienti estremamente eterogenea – spiega il Presidente del CIPOMO – che annovera persone già guarite o che stanno intraprendendo un percorso verso la guarigione e quindi sottoposte a terapie chiamate ‘neoadiuvante o adiuvante’. Pazienti in follow up ed anche quanti invece devono combattere con un tumore metastatizzato, la cui guarigione diventa molto più difficile da raggiungere. Tutte persone con bisogni estremamente diversi che hanno come unico e solo punto di riferimento le oncologie delle strutture ospedaliere”.
Questo non è più sufficiente: “Dobbiamo capire come governare questo necessario percorso di ‘transizione territoriale’ – aggiunge il prof Cavanna – come gestire il passaggio di consegne ospedale-territorio in maniera coordinata e di collaborazione continuativa tra specialista, Medico di medicina generale e un domani l’oncologo che andrà sul territorio”.
Mortalità per tumore in riduzione in Italia
E i numeri del cancro confermano la necessità di questa sinergia. In Italia la mortalità per tumore nel 2021 è in riduzione, con una stima di 181.330 decessi nel 2021 (100.200 uomini e 81.100 donne), con un calo di 1.870 morti rispetto all’anno precedente. Anche i tassi di mortalità per tutti i tumori nel nostro Paese sono decisamente più bassi rispetto alla media europea, e nel corso degli ultimi 6 anni sono diminuiti del 9.7% negli uomini e dell’8% nelle donne. Dati molto incoraggianti si sono registrati in particolare per il tumore dello stomaco(-18.4% negli uomini e -25% nelle donne) e del colon-retto (-13.6% e -13.2% rispettivamente in uomini e donne). Per il tumore del polmone si assiste ad una riduzione del tasso di mortalità del 15.6% negli uomini mentre, al contrario vi è un aumento del 5% nelle donne.
“I numeri – conclude Cavanna – evidenziano come l’impegno degli oncologi italiani nella clinica e nella ricerca stia dando notevoli risultati e confermano la necessità di una unità di intenti con una collaborazione più estesa e stringente con colleghi di altre discipline e segnatamente con i colleghi di medicina generale”
“Collaborazione è la parola chiave – conferma il Presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli – che si declina nella sinergia tra professionisti, nell’integrazione tra ospedale e territorio, nella continuità delle cure, per una presa in carico a tutto tondo della persona. È giusto e positivo anche per la riuscita della terapia che il paziente trovi tutte le migliori competenze e prestazioni professionali laddove gli servono, sul territorio, e quando gli occorrono, senza tempi di attesa”.