Molti bambini, anche quelli piccolissimi, sono ormai dipendenti dalle tecnologie e dai social. Quando poi si incrocia questa dipendenza con le disabilità e con il fenomeno odioso del bullismo, i dati che emergono son a dir poco agghiaccianti. «Il 35% dei bambini e dei ragazzi con disabilità ha subito almeno un episodio di violenza di tipo fisico, emotivo, sessuale, psicologica o verbale da quando utilizza i social, i servizi di messaggistica o i giochi on line. I più colpiti sono coloro i quali soffrono di disturbi mentali (39%) e difficoltà cognitive (31%). Limitazioni fisiche e malattie croniche invece rappresentano il 30% del campione dei soggetti che vengono aggrediti su internet». Sono solo alcuni dei dati emersi nel corso della convention annuale organizzata dal Network Editoriale PreSa – Prevenzione Salute, dedicata quest’anno al tema “Salute è Cultura. Prevenzione e innovazione per le disabilità”.
CAMBIO DI PARADIGMA
L’indagine, condotta on-line tramite il portale dipendenze.com su un campione di 1000 ragazzi d’età compresa tra gli 8 e i 17 anni, dimostra ancora una volta che il web non è un posto per bambini e che bisogna attivare quanto prima un patentino digitale per cercare di creare consapevolezza prima di avere il primo smartphone e accesso alla rete. «Le nuove tecnologie ci offrono opportunità prima impensabili, ma questi progressi devono essere accompagnati da un cambio di paradigma, direi da una vera e propria rivoluzione culturale», commenta il presidente della Fondazione Mesit e direttore scientifico PreSa, Marco Trabucco Aurilio. «Cambiare significa infatti investire di più in salute, ma soprattutto cambiare l’approccio e la consapevolezza dei cittadini rispetto alla propria salute. Ecco perché la rivoluzione culturale della quale abbiamo bisogno e della quale dobbiamo essere artefici non può avvenire se non si inizia a piantare qualche seme in profondità, nelle scuole. Dobbiamo portare nelle nostre scuole l’educazione sanitaria, l’educazione alla salute. Deve essere materia obbligatoria e con pari dignità delle altre».
UN GAP DA COLMARE
Trabucco parla poi di innovazione digitale e tecnologica come tema da analizzare nelle sue molteplici sfaccettature. «Queste tecnologie hanno rivoluzionato in moltissime branche della medicina i paradigmi di cura e di prognosi – dice -. È cambiata in meglio la qualità di vita di moltissimi pazienti. Purtroppo, soprattutto in campo terapeutico, assistiamo ancora un gap inaccettabile legato alla logica di contrattazione dei diversi sistemi regionali. Un sistema che di fatto non consente lo stesso diritto alla salute a tutti i cittadini. Per questo – prosegue – è essenziale avviare un’importante riforma del Sistema sanitario e investire maggiori risorse. Il nostro Paese è oggi fanalino di coda in Europa per la spesa sanitaria, un ritardo che abbiamo pagato a caro prezzo nel pieno della pandemia».
I PREMI
Anche quest’anno PreSa ha assegnato premi ad artisti, imprenditori, scienziati, atleti ed esponenti del terzo settore capaci con il proprio operato di fare la differenza. Tra i premiati: Paolo Ruffini (Per l’attività culturale a favore dell’integrazione sociale e professionale delle persone con disabilità), Matteo Parenzan (Per l’esempio di perseveranza nel raggiungimento di un primato sportivo internazionale), Margherita Campanelli (Per i successi accademici e professionali conseguiti), Sally Galotti (Per l’attività creativa e la ricerca scientifica che hanno contribuito a rendere gli ambienti sanitari più attenti al benessere emotivo del paziente) e Fiamma Satta (Per il suo lavoro a favore del riconoscimento, dell’integrazione e dell’autonomia delle persone con disabilità).