Prendere tante pillole al giorno: è la politerapia, un fenomeno che aumenta anche per via dell’invecchiamento della popolazione. In Italia l’11% degli ultra 65enni prende 10 o più farmaci, circa il 50% assume tra 5 e 9 farmaci (farmaci diversi e/o somministrazioni ripetute dello stesso durante lo stesso giorno).
Da oggi c’è una guida per curarsi in sicurezza (evitando errori ed effetti collaterali): l’hanno redatta gli esperti dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista internazionale JAMA e redatto dal Professor Graziano Onder, geriatra del Centro di Medicina per l’Invecchiamento di Università Cattolica e Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, e dalla Professoressa Alessandra Marengoni dell’Università di Brescia e Ospedali Civili di Brescia.
Mette insieme alcune strategie per ridurre i rischi della politerapia, come le interazioni tra farmaci, la ridotta efficacia delle terapie quando combinate, l’eccesso terapeutico. È importante chiedere consigli ai medici e farsi aiutare anche a casa, specie se si hanno problemi di memoria.
La guida è rivolta agli anziani in politerapia (l’assunzione di 5 o più farmaci) che hanno quindi più patologie, solitamente croniche, come l’ipertensione, l’osteoporosi, il diabete o la cardiopatia ischemica.
“È bene avere sempre uno schema preciso delle terapie assunte – spiega il Professor Onder – inclusi gli integratori e i prodotti erboristici che possono interferire con il corretto funzionamento di alcuni farmaci. Può essere utile coinvolgere un familiare o una persona di supporto (caregiver) nella gestione delle politerapie, specie per quei pazienti che hanno difficoltà di memoria e rischiano errori di somministrazione; ci si può aiutare anche con i dispenser giornalieri e settimanali in modo da non ripetere l’assunzione più volte o, al contrario, dimenticare le pillole”.
“Bisogna, inoltre, rivedere periodicamente con il proprio medico lo schema terapeutico – prosegue Onder – cercando insieme a lui di semplificare e ottimizzare il più possibile la terapia. È possibile, infatti, che dopo una visita specialistica il paziente riceva una prescrizione ridondante di un farmaco che già assume o che con il tempo uno o più dei farmaci assunti possano essere ‘deprescritti’, per esempio dando all’assistito opportuni consigli per modificare i propri stili di vita (dieta corretta, attività fisica costante, divieto di fumo), che possano almeno in parte rendere superflua l’assunzione di una certa medicina”.
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