Il mercurio è una sostanza tossica che viene spesso associata al termometro, ma in realtà ce n’è tantissimo in circolazione nell’aria, nell’acqua, nel suolo e negli ecosistemi. Anche se sta per essere eliminato dai prodotti fabbricati in Europa, rappresenta ancora un problema.
Il mercurio
Si tratta di una sostanza che è presente naturalmente nell’ambiente, ma spesso si trova all’interno di altri minerali e non comporta un rischio. Il problema nasce a causa delle attività umane e delle grandi quantità rilasciate nell’ambiente in una forma altamente tossica che resta in circolazione per migliaia di anni. La sostanza rilasciata nell’acqua e nei sedimenti viene poi assorbita dai pesci ed entra nella catena alimentare umana. Quattro delle dieci sostanze chimiche più pericolose per la salute pubblica individuate dall’Organizzazione mondiale della sanità sono proprio metalli pesanti: cadmio, mercurio, piombo e arsenico. “A causa dell’utilizzo che l’uomo ha fatto del mercurio – spiega Ian Marnane, esperto dell’AEA in materia di utilizzo delle risorse e di industria sostenibile – ne sono state rilasciate nell’ambiente centinaia di migliaia di tonnellate. Attualmente, i livelli presenti nell’atmosfera possono arrivare a superare i livelli naturali del 500%, mentre le concentrazioni negli oceani li superano di circa il 200%”. Oggi il mercurio è poco usato in Europa e nei prossimi anni sarà impiegato principalmente per gli amalgami dentali, dal momento che le applicazioni in ambito industriale sono state vietate. Invece in altre parti del mondo è usato per attività industriali e per estrarre l’oro su piccola scala: attività estrattive condotte spesso da singoli o piccoli gruppi di persone che utilizzano metodi semplici e a basso costo, racconta l’esperto, di solito in un ambiente non regolamentato. Si calcola che oltre un terzo delle emissioni mondiali siano attribuibili a questa fonte. In generale, la principale fonte d’inquinamento da mercurio è la combustione di combustibili solidi (carbone, lignite, torba e legno) a livello sia industriale (produzione di energia elettrica, fabbricazione di cemento e produzione di metalli) che domestico. Quando questi combustibili bruciano, i piccoli quantitativi di mercurio che contengono vengono rilasciati nell’ambiente.
Effetti sulla salute
“La principale via di esposizione umana è rappresentata dai frutti di mare – continua l’esperto – il mercurio ingerito dagli animali marini tende a permanere nel loro organismo, accumulandosi nel tempo. Nutrendosi di animali più piccoli che hanno già assorbito in parte del mercurio, i grandi predatori marini tendono a contenere concentrazioni più elevate di questa sostanza. Di conseguenza, il consumo di questi pesci, come ad esempio il tonno o il pesce spada, comporterà generalmente una maggiore assunzione di mercurio rispetto al consumo di pesci più piccoli, che si trovano più in basso nella catena alimentare”. Gli effetti del mercurio sulla salute dipendono dalle quantità ingerite, ma la preoccupazione maggiore è per i feti e bambini. “Se la madre consuma frutti di mare, infatti, l’esposizione al mercurio può avvenire nell’utero, con conseguenze importanti, per il resto della vita, sul cervello e sul sistema nervoso in crescita del bebè, come ad esempio danni alla memoria, al linguaggio, all’attenzione e ad altre abilità. Solo in Europa si stima che ogni anno nascano oltre 1,8 milioni di bambini con livelli di mercurio al di sopra dei limiti di sicurezza raccomandati”.
In Europa
Se in passato l’Europa è stata un grande utilizzatore, negli ultimi 40 anni, grazie all’impegno legislativo, ha ridotto sia le applicazioni sia le emissioni di mercurio nell’ambiente, aumentate nei decenni in tutto il mondo sulla scia dell’industrializzazione. “Ad ottobre del 2013 – continua Marnane – è stata adottata la convenzione di Minamata, primo accordo globale per affrontare il problema del mercurio, che è stata ratificata da 98 paesi ed è entrata in vigore nel 2017”. Si tratta di un enorme passo in avanti verso l’adozione di misure a livello mondiale per ridurne l’inquinamento. Circa la metà del mercurio depositato in Europa, infatti, proviene da paesi al di fuori del nostro continente. Liberarsi non è semplice e serviranno moltissimi anni per iniziare a smaltirlo.