Fase 2, tutto pronto per le riaperture, o quasi
A quanto pare c’è, seppur provvisoria, una road map per la tanto attesa fase 2. Si parte il 4 maggio: fabbriche, cantieri e servizi. Da questa data avranno il via libera alla ripresa le attività con indice di rischio più basso: settore manifatturiero e tessile, costruzioni e commercio all’ingrosso. Poi l’11 maggio: negozi al dettaglio. Possibile riapertura per il commercio al dettaglio con garanzie di protezioni individuali e obbligo di distanziamento tra clienti. Il 18 maggio: bar e ristoranti che saranno gli ultimi a poter riaprire.
MONITORAGGIO
Intanto, i dati che disegnano la curva epidemica del Covid-19 in Italia sono tali da imporre “massima prudenza”. A lanciare l’allarme è il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabelotta, ricordando che nell’ultima settimana i casi sono stati +22.172 casi, di cui 3.440 decessi. Nella settimana 15-22 aprile, spiega Cartabellotta, «si conferma l’ulteriore riduzione del sovraccarico di ospedali e terapie intensive ma a 10 giorni dal previsto avvio della fase 2, il 4 maggio, i risultati sul contenimento del contagio non sono ottimali, né stabilizzati come raccomanda la commissione europea. Ovvero, i numeri invitano alla massima cautela, sia perché alcune regioni e numerose province sono ancora in piena fase 1, sia perché gli eventuali effetti negativi delle riaperture si vedranno solo dopo 2-3 settimane».
TERAPIA INTENSIVA
Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE sulle variazioni settimanali, documenta infatti un trend in ulteriore miglioramento sul versante ospedaliero, in particolare sulle terapie intensive, ma non ancora sul numero di contagi e decessi. In sintesi, nella settimana 15-22 aprile, rispetto alla precedente, i casi totali sono stati +22.172 (+13,4%), i decessi +3.340 (+15,9%), i ricoverati con sintomi -3.838 (-13,9%) e le Terapie intensive -695 (- 22,6%). Cartabellotta ha spiegato che «se il parametro per la, seppur graduale, riapertura è il decongestionamento di ospedali e terapie intensive siamo quasi pronti; ma se non vogliamo rischiare una nuova impennata dei casi, i numeri impongono la massima prudenza, sia perché alcune Regioni e numerose Province sono ancora in piena fase 1, sia perché gli eventuali effetti negativi della riapertura si vedranno solo dopo 2-3 settimane».