Osteoartrosi, biomateriale rigenera cartilagine
L’osteoartrosi è una malattia degenerativa che colpisce circa la metà delle persone di età superiore ai 50 anni. Alcuni scienziati hanno creato un biomateriale, contenente cellule staminali, per favorire la rigenerazione del tessuto cartilagineo. Il risultato è stato raggiunto da un gruppo di ricerca guidato dal Professor Leonardo Ricotti, docente di bioingegneria presso il Sant’Anna di Pisa. Il nuovo biomateriale, sviluppato nel contesto di un progetto di ricerca europeo, potrebbe essere una svolta per la cura dell’osteoartrosi.
Cellule staminali e ultrasuoni
Il biomateriale è protetto da brevetto. I test preclinici hanno già dimostrato sicurezza sia in vitro che su modelli animali. L’innovazione principale risiede nella capacità del biomateriale di rispondere agli ultrasuoni, stimolando la differenziazione delle cellule staminali in cellule del tessuto cartilagineo. Questa caratteristica apre la strada a un approccio meno invasivo rispetto alle attuali soluzioni, come l’impianto di protesi, spesso associato a complicazioni.
Osteoartrosi, tecnologia in aiuto
Il biomateriale è composto da quattro elementi principali. Il primo è rappresentato dalle cellule staminali ottenute dal tessuto adiposo del paziente tramite liposuzione addominale. A ciò si aggiunge un polimero che agisce come matrice semi-solida per intrappolare i componenti, insieme a due nanomateriali cruciali per potenziare la differenziazione cellulare. L’ossido di grafene, basato sul carbonio, e il titanato di bario, un materiale piezoelettrico, svolgono un ruolo fondamentale nel guidare le micro-cariche elettriche generate dagli ultrasuoni. Queste micro-cariche inducono le cellule staminali a differenziarsi in tessuto cartilagineo, come confermato dai risultati degli ultimi studi.
Impulsi elettrici per curare l’osteoartrosi
L’effetto positivo delle micro-cariche elettriche sulla differenziazione cellulare è stato confermato dalla ricerca, che ha evidenziato come tali impulsi alterino l’equilibrio interno delle cellule staminali. Il biomateriale, inoltre, si distingue per la sua natura poco invasiva sia nella fase di ottenimento delle cellule staminali che nell’applicazione degli ultrasuoni. Tali impulsi ultrasonici, oltre a stimolare la differenziazione cellulare, contribuiscono a ridurre i livelli di infiammazione locale, un aspetto critico nelle patologie come l’osteoartrosi.
Servono finanziamenti
La fase preclinica ha avuto successo. Il progetto di ricerca è finanziato dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea, ma servono nuovi fondi per condurre studi clinici su pazienti. I ricercatori sottolineano che questo approccio potrebbe rivoluzionare il trattamento dell’osteoartrosi, offrendo una speranza concreta a coloro che soffrono di questa malattia degenerativa.