Coronavirus: accertata la trasmissione in utero
In Italia sono già stati segnalati due casi, nella ricerca coordinata dall’Università Statale di Milano e presentata nel congresso Aids 2020. Adesso un altro caso è emerso in Texas, confermando definitivamente la possibilità di trasmissione del nuovo coronavirus durante la gravidanza. Il nuovo dato è pubblicato sul Pediatric Infectious Disease Journal dal gruppo dell’università del Texas sudoccidentale a Dallas coordinato da Amanda Evans.
La trasmissione in utero
Sono molti, nel mondo, i neonati partoriti da donne risultate positive al virus SarsCov2. Tuttavia, la maggior parte non hanno sviluppato la malattia respiratoria o tracce molecolari di positività al virus, come ha spiegato Evans. Questo studio è il primo a far emergere il rischio di trasmissione intrauterina dell’infezione durante la gravidanza sulla base delle tracce del virus nelle cellule fetali della placenta. La bambina, nata dopo 34 settimane di gestazione, è stata sottoposta inizialmente a terapia intensiva neonatale sia per la prematurità che per la possibile esposizione al virus SarsCoV2. La neonata è apparsa da subito sana, ma al secondo giorno di vita ha iniziato ad avere febbre e lievi problemi respiratori. “È improbabile – osserva la ricercatrice – che la sofferenza respiratoria osservata nella piccola dipendesse dalla sua prematurità, visto che è iniziata al secondo giorno di vita”. La bambina è poi risultata positiva al nuovo coronavirus 24-48 ore dopo la nascita. Successivamente trattata con un supplemento di ossigeno per diversi giorni, non ha avuto bisogno della ventilazione meccanica. La piccola è risultata positiva al Covid-19 per 14 giorni. Madre e figlia sono tornate a casa dopo ventuno giorni in buone condizioni. I ricercatori hanno esaminato la placenta, rilevando segni di infiammazione. Gli esami più approfonditi hanno poi dimostrato in seguito la presenza nella placenta sia delle particelle del virus, sia di una delle proteine fondamentali del virus, quella del nucleocapside (N): questi elementi confermano che l’infezione è stata trasmessa durante la gravidanza e non durante o dopo il parto.