Tracciabilità alimentare: 69% degli alimenti da aree lontane
Tracciabilità alimentare.
Altro che chilometro zero, in ogni paese in media più di due terzi dei prodotti alimentari usati e coltivati è originaria in realtà di altre aree geografiche, spesso molto lontane. In tutto il mondo le diete stanno diventando sempre più omogenee per effetto dell’interdipendenza globale. A fare il calcolo è stato il gruppo di Colin Khoury dell’International Center for Tropical Agriculture americano, che ha descritto il lavoro sulla rivista Proceedings of the Royal Society B.
Lo studio ha preso in esame le origini di 151 derrate alimentari differenti suddividendole in 23 regioni geografiche, esaminando poi le statistiche nazionali su dieta e produzione di cibo di 177 paesi, corrispondenti al 98,5% della popolazione mondiale, e determinando quindi la provenienza esatta di ogni alimento. In media, secondo i ricercatori, il 69% delle derrate alimentari consumate e prodotte in un paese è originario in realtà di un’altra area geografica, una cifra che oltretutto è aumentata del 6% negli ultimi 50 anni, a testimonianza della sempre maggiore ‘omogeneizzazione’ delle diete.
Insomma, siamo diventati sempre più dipendenti da altri paesi e questa trasformazione porta con sé aspetti positivi e negativi. La dieta di oggi è sempre meno ricca di alimenti freschi, di cibi di produzione locale e a chilometri zero, con un netto vantaggio per i prodotti confezionati, quindi meno sani. Dall’altra parte: “l’interdipendenza globale riguarda anche il futuro degli alimenti – ha spiegato Khoury al sito Usa Npr -. Ad esempio, per combattere la minaccia dei cambiamenti climatici e delle nuove malattie. I geni di cui si ha bisogno per combattere queste nuove sfide saranno trovati con più probabilità nelle regioni più ricche di biodiversità, ma saranno necessari in tutti i luoghi dove le derrate vengono coltivate”.