Rassicurazione e comfort, gli aspetti positivi della telemedicina in oncologia
L’uso della telemedicina in oncologia può contribuire a rassicurare i pazienti e a rafforzare l’autonomia. Anna Cox, della University of Surrey di Guildford, autrice principale dello studio da cui emerge questa evidenza, ha spiegato “Offrire consulenze in remoto ai pazienti affetti da cancro è estremamente efficace dal punti di vista psicologico, perché consente una maggiore personalizzazione della terapia e non stravolge la quotidianità del paziente”. Inoltre”I pazienti dicono che la telemedicina fornisce loro una rete di sicurezza, perché si sentono seguiti dai medici e rassicurati dalla possibilità di avere accesso immediato a consigli dati da un professionista su qualsiasi problema relativo alla patologia”, ha aggiunto la ricercatrice.
Lo studio è stato pubblicato nel Journal of Medical Internet Research 2017 e diffuso da Reuter Health.
Il team di ricercatori ha condotto una revisione sistematica e una sintesi tematica di 22 studi qualitativi di adulti sopravvissuti a un cancro inseriti in un programma di telemedicina e hanno individuato tre aree tematiche: come la telemedicina abbia influito sulle vite dei pazienti in termini logistico-psicologici, le qualità delle cure personalizzate prestate a distanza e il livello di rassicurazione ricevuto. I pazienti percepivano che la telemedicina li aiutava a limitare lo sconvolgimento delle loro vite permettendo loro di evitare di recarsi in ospedale. Hanno anche riferito di sentirsi più indipendenti e sicuri nel prendersi cura di sé stessi. La consulenza in remoto ha permesso loro di interagire con i medici in un luogo confortevole, si sentivano meno vulnerabili e percepivano una “lontananza” dagli ospedali e dalla malattia. A ciò va aggiunto che la possibilità di accedere a consulenze in remoto li dotava di una rete di sicurezza che li faceva stare tranquilli anche se non avevano la necessità di ricorrervi.
“Alcuni pazienti affetti da cancro, tuttavia possono considerare la telemedicina come un dispendio di tempo o un ulteriore peso”, aggiunge Anna Cox. “Il coinvolgimento dei pazienti nel delineare gli interventi potrebbe essere un modo per assicurare il mantenimento di questo equilibrio”.