La vita dopo un ictus. Dalla guida ai voli aerei
L’ictus cerebrale in Italia è la terza causa di morte e la prima causa di disabilità. Avviene per una chiusura o una rottura improvvisa di un vaso cerebrale che provoca un danno alle cellule cerebrali, dovuto all’ischemia (ovvero alla mancanza di ossigeno e nutrimenti portati dal sangue) o all’emorragia cerebrale. Simona Marcheselli, Responsabile di Neurologia d’Urgenza e Stroke Unit in Humanitas spiega: “Riconoscere i segni dell’ictus cerebrale in maniera tempestiva è fondamentale. Se la terapia viene somministrata entro 4 ore e mezza dall’esordio dei sintomi, è più probabile contenere i danni legati alla patologia e ridurre l’eventuale disabilità a essa collegata”. I risultati delle cure e quindi la capacità di rimettersi alla guida o di compiere le normali azioni quotidiane dopo l’ictus dipendono dalle condizioni del paziente, dalla tempestività del trattamento medico, dall’assistenza e la riabilitazione.
La vita quotidiana dopo un ictus: lo sport, i viaggi, la guida
Non ci sono particolari limitazioni nello sport, soprattutto se l’ictus ha avuto lievi conseguenze. Tuttavia l’esercizio fisico provoca un aumento pressorio e della funzione cardiaca, quindi è consigliabile consultare il medico per scegliere la pratica più adatta, la frequenza e l’intensità più giusta. In generale l’attività più indicata è quella di tipo aerobico da praticare per circa 30 minuti al giorno per almeno 4-5 volte la settimana (per esempio, la camminata a passo veloce).
Anche per quanto riguarda i voli aerei è necessario parlare con il medico, per verificare le condizioni cardiache, pressorie e circolatorie. Ad alta quota infatti, la pressione sanguigna tende ad alzarsi, la concentrazione del globuli rossi aumenta sulle lunghe distanze e sempre nei viaggi lunghi si ha una stasi di sangue nelle vene delle gambe. Per quanto riguarda la guida: ci si può rimettere al volante, ma è bene aspettare almeno tre mesi dall’ictus.