Schillaci: la medicina generale deve avere una scuola di specializzazione
«Siamo al cospetto di uno scenario complesso, come medici di medicina generale ci aspettiamo anche una profonda riflessione sul nostro lavoro e sull’indotto che alla nostra professione è legata. Alla politica va chiesto di non sottovalutare, ma di riconoscere la nostra realtà come impresa solidale. Non formalizziamo nel margine di guadagno i termini del nostro arricchimento, siamo professionisti intellettuali dedicati ad una funzione pubblica e sociale». Lo ha detto il segretario generale Silvestro Scotti, nel corso dell’81esimo congresso nazionale Fimmg in corso a Villasimius (Cagliari).
Il cambiamento
Un intervento, il suo, che ha introdotto poi un importante videomessaggio del ministro della salute Orazio Schillaci. «Il contributo dei medici di medicina generale, che sono la prima linea del Servizio sanitario nazionale, è sostanziale per poter rafforzare la medicina del territorio e dare risposte ad una popolazione sempre più anziana e fragile». Il ministro Schillaci ha evidenziato come una delle sfide da vincere nel breve periodo sia quella dell’attrattività della medicina generale, sottolineando che è determinante «intervenire individuando la modalità per transitare dall’attuale corso di formazione regionale ad una vera e propria scuola di specializzazione, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale in qualità di docenti che possano trasferire la propria esperienza e competenza nella formazione dei giovani. Una misura risolutiva per dare riconoscimento e restituire autorevolezza al lavoro dei medici di famiglia che da sempre sono un punto di riferimento per milioni di cittadini».
Valorizzare l’attività clinica
Il ministro ha poi focalizzato l’attenzione sulla richiesta di salute dei cittadini, che può trovare risposta anche nell’ambito delle case di comunità «secondo il modello hub & spoke, nel quale le AFT possano trovare un loro inserimento. Un modello organizzativo che consentirà di valorizzare l’attività clinica del medico di medicina generale con una riduzione del carico burocratico che oggi pesa enormemente».
Il ruolo dei medici
A sottolineare l’esigenza di un vero e proprio percorso di specializzazione per la medicina generale e dell’implementazione di un sistema che guardi all’ammodernamento e alle nuove tecnologie è stato poi il senatore Francesco Zaffini, presidente della 10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale). Per Zaffini «le case di comunità portano alla sfida determinarne dei contenuti. I medici di medicina generale devono riaffermare il ruolo centrale che spetta loro nell’essere primi e cruciali baluardi di cura per i cittadini». Perché «i medici di medicina generale rappresentano la sanità per quella che deve essere: una sanità di prossimità, di continuità, conoscenza della storia clinica e supporto umano, oltre che clinico».
Ritrovare il proprio ruolo
Di qui l’invito al medico di famiglia a «riscoprire l’importanza di essere medico di famiglia». Il presidente della 10ª Commissione permanente ha ricordato anche che questo è un ruolo che la politica deve riconoscere ai singoli professionisti anche sotto il profilo economico. «Il prossimo futuro ci impone di trovare soluzioni – ha proseguito Zaffini – partendo da un contesto difficile che ci è stato consegnato. Abbiamo un sottofinanziamento del fondo sanitario nazionale che proviene da 15 anni di tagli. In 9 anni, dal 2011 al 2020, sono stati tagliati 29 miliardi dal fondo ed è stata affermata la logica perversa del blocco del turnover. Misure gravi, errori per i quali serviranno risorse. Tutto ciò che dobbiamo fare è aggravato insomma dalla necessità di trovare le risorse. È evidente che si debba trovare il modo di gratificare in primis i professionisti della sanità adeguando le retribuzioni. Lo faremo con gradualità, individuando le risorse, ribaltando il paradigma: il fondo sanitario nazionale dovrebbe essere diviso per capitoli di spesa. Il personale deve avere una dotazione autonoma, perché questo ci consentirebbe di fare programmazione. Vanno divise le spese di consumo dalle spese di investimento. L’appropriatezza degli investimenti va definita dal ministero. Va costruito un sistema di regole – ha concluso Zaffini – mettendo mano alla riforma del Titolo V della costituzione, non tornando indietro rispetto alla regionalizzazione, ma correggendo le storture».