Tempo di lettura: 3 minutiSi parla di ipercolesterolemia quando il colesterolo totale (LDL più HDL) è troppo alto. Quando le LDL – il cosiddetto “colesterolo cattivo” – sono in eccesso tendono a depositarsi sulla parete delle arterie, creando ispessimento e indurimento progressivi. Le malattie cardiovascolari continuano a rappresentare la prima causa di morte in Europa e sono responsabili della perdita di oltre 10 mila vite al giorno. Alti livelli di colesterolo non danno sintomi diretti, per questo molte persone ignorano di soffrire di ipercolesterolemia.
Secondo delle ultime evidenze, l’acido bempedoico riduce il rischio di eventi cardiovascolari maggiori. I pazienti, quindi, possono raggiungere più facilmente i target di colesterolo LDL (C-LDL) delle linee guida. I dati emergono dal trial di Fase 3 CLEAR Outcomes e dallo studio osservazionale multinazionale SANTORINI presentati nel corso del congresso della Società Europea di Aterosclerosi, in corso a Mannheim.
I risultati dello studio CLEAR Outcomes, condotto dall’azienda biotecnologica statunitense Esperion Therapeutics Inc., dimostrano una riduzione del rischio relativo (RRR) del 13% nell’endpoint primario costituito da un insieme di quattro componenti di eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE-4), definiti come morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale, ictus non fatale o rivascolarizzazione coronarica. I risultati del trial CLEAR Outcomes includono anche tassi di riduzione del rischio per l’endpoint chiave secondario del composito a tre componenti di eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE-3: morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale); infarto del miocardio fatale o non fatale e rivascolarizzazione coronarica. Questi risultati integrano le precedenti evidenze che hanno dimostrato che l’acido bempedoico riduce i livelli di colesterolo LDL del 17-28%, e mostrano che il trattamento nei pazienti che non potevano o non volevano assumere statine è anche associato a un minor rischio di eventi cardiovascolari avversi maggiori. I nuovi dati fanno dell’acido bempedoico il primo inibitore orale dell’ATP citrato-liasi (ACL) a ridurre sia il C-LDL che il rischio di eventi cardiovascolari maggiori, e segnano un passo fondamentale nella lotta alle malattie cardiovascolari in Europa.
Ipercolesterolemia, lo studio
Lo studio SANTORINI è il primo studio a indagare come la gestione dei lipidi si sia evoluta nella pratica clinica, dopo la pubblicazione delle linee guida ESC/EAS 2019 che raccomandano obiettivi di colesterolo LDL più bassi rispetto al passato.
I dati di follow-up a un anno dello studio, che ha incluso 7.210 pazienti, hanno mostrato un miglioramento dei livelli medi di colesterolo LDL di ~0,4 mmol/L nei pazienti a rischio alto e molto alto. A un anno di follow-up, una percentuale maggiore di pazienti ha raggiunto l’obiettivo di C-LDL rispetto al basale (31,2% vs. 21,2%). Questo potrebbe essere in parte dovuto al cambiamento del regime terapeutico di quei pazienti che al basale non assumevano terapie ipolipemizzanti e che hanno iniziato un trattamento a un anno di follow-up. Inoltre, a un anno di follow-up, si è registrato un maggiore uso di terapie di combinazione rispetto al basale (41,2% vs. 27,5%).2 Dunque le terapie di combinazione, rispetto alle monoterapie, dovrebbero essere considerate come standard di cura nei pazienti ad alto rischio e, in particolare, in quelli a rischio molto alto.
“Sono incoraggiato dagli ultimi risultati dello studio SANTORINI, secondo cui un numero maggiore di persone sta raggiungendo gli obiettivi di colesterolo LDL, ma la strada da percorrere è ancora lunga. In Europa quasi l’80% dei pazienti a rischio alto o molto alto di eventi cardiovascolari non raggiunge gli obiettivi di C-LDL raccomandati dalle linee guida, esponendoli a un rischio elevato di incorrere in un evento cardiovascolare acuto e spesso fatale. È fondamentale che gli operatori sanitari utilizzino appieno tutti gli strumenti a loro disposizione per ridurre il C-LDL dei pazienti e, conseguentemente, il rischio di infarto e ictus ischemico”, ha spiegato il Professor Kausik Ray, Professore di Sanità Pubblica e Presidente della Società Europea di Aterosclerosi, nonché sperimentatore principale dello studio SANTORINI. “I dati presentati oggi segnano un passo entusiasmante e cruciale nel fornire ai medici le opzioni terapeutiche necessarie per mitigare l’impatto delle malattie cardiovascolari in tutta Europa e dimostrano chiaramente il ruolo essenziale che le terapie di associazione svolgono nel raggiungimento degli obiettivi di C-LDL.”
Eventi avversi
“Le evidenze sino ad oggi a disposizione sull’acido bempedoico, farmaco first in class che inibisce la sintesi epatica del colesterolo limitando l’azione dell’enzima ACL, riguardavano il suo effetto sulla riduzione del colesterolo LDL, ma non il suo impatto sulla morbilità e mortalità cardiovascolare. Lo studio CLEAR Outcomes risponde a questa domanda e dimostra che l’acido bempedoico riduce gli eventi avversi cardiovascolari maggiori in pazienti con o ad alto rischio di malattia cardiovascolare”, ha commentato il Professore Alberico Catapano, di Multimedica IRCCS e Università degli Studi di Milano, nonché co-chairman delle linee guida EAS/ESC per il trattamento delle dislipidemie. Questo pone l’acido bempedoico come una opzione terapeutica aggiuntiva che, attraverso la riduzione del colesterolo LDL, può aiutare i pazienti a rischio alto e molto alto a ridurre il loro rischio cardiovascolare. Inoltre, questi dati mostrano che l’acido bempedoico può rispondere a un’esigenza clinica insoddisfatta, fornendo un’opzione terapeutica efficace per quei pazienti che non vogliono aumentare il dosaggio o non possono assumere la terapia statinica”.
Il trattamento con acido bempedoico nello studio CLEAR Outcomes è stato associato a pochi eventi avversi e, l’incidenza complessiva di quelli che hanno portato all’interruzione del trattamento, non differiva in modo significativo tra i gruppi acido bempedoico e placebo. Inoltre, l’acido bempedoico rispetto al placebo non ha aumentato i livelli di glucosio nel sangue o l’incidenza di diabete di nuova insorgenza.